TORNANO

Dopo la pausa estiva i cortili storici del Museo il 21 settembre ospiteranno lo spettacolo Litigar Danzando di Giacomo Poretti, attore, comico, sceneggiatore e regista, nonché membro del celebre trio Aldo, Giovanni e Giacomo. Poretti e la psicoterapeuta Daniela Cristofori proveranno a spiegare (cercando d’imparare) l’arte del litigio, attraverso la lettura di brani divertenti alternati a interventi comici, in una spassosissima serata tra il reading e lo spettacolo. Si litiga per la politica, per il calcio, per il film più bello di sempre, per la musica; si litiga con chiunque, con la mamma, con gli amici, con quello in coda al semaforo. Si litiga soprattutto con la moglie o il marito.

Filo conduttore che quest’anno ha ispirato il cartellone di Stasera al Museo – Le vie dell’amicizia – è la frase latina Amicis semper libens patebo, che i fratelli Fausto e Giuseppe Bagatti Valsecchi a metà Ottocento hanno voluto iscrivere su uno dei portali d’accesso della Casa di via Gesù. La volontà dei due baroni milanesi era chiara allora e lo è ancora oggi: che il Museo sia un luogo aperto a tutti, senza eccezioni. Ogni ospite porta con sé la scoperta di un incontro, donando un’esperienza significativa e insieme nuove e stimolanti vie di riflessione.

Proprio per stimolare l’incontro e il confronto, il pubblico avrà la possibilità di intrattenersi prima degli spettacoli con un piacevole aperitivo offerto da diversi partner del Museo, per conoscere alcune eccellenze del food and beverage italiano, con l’intento di sentirsi accolti come a casa, in un piacevole momento di bellezza, immersi nell’arte.

COLLEZIONI

Labirinto della Masone per l’autunno 2025 presenta la mostra Knock Knock Knock. Guardiani di ferro dalla collezione Cesati a cura di Alessandro Cesati e Fondazione Franco Maria Ricci. Dal 14 settembre 2025 e al 6 gennaio 2026, i visitatori saranno guidati alla scoperta di una collezione unica al mondo di picchiotti da porta, più comunemente conosciuti come battenti o batacchi.

A dialogare con i manufatti esposti saranno le immagini di porte ritratte dal fotografo Massimo Listri, a rafforzare l’idea che lega i battenti antichi al concetto di limite, passaggio o confine.

Una inedita “camera delle meraviglie”, carica di suggestioni e significati. Attraverso i testi di Stefano Salis – che accompagnano la mostra – si esplorerà il tema del “varco fisico” e “varco simbolico”: tema più che mai pertinente nel mondo di oggi, e allo scoccare dei 10 anni dall’apertura del Labirinto della Masone, esso stesso emblema di un continuo attraversamento tra interiorità e mondo esterno. Per qualche mese queste opere, sospese tra arte decorativa e mistero, popoleranno le sale del Museo che ospita la collezione d’arte di Franco Maria Ricci, l’editore visionario conosciuto in tutto il mondo per il suo amore per l’insolito, il meraviglioso, l’enigmatico e i percorsi meno battuti della Storia dell’Arte.

Insieme alle serrature e alle chiavi, i “picchiotti” sono oggetti di estrema complessità esecutiva, in cui vengono raggiunti i più alti livelli estetici nell’ambito della lavorazione del ferro, materiale nobilitato grazie alla sorprendente abilità di artefici – quasi sempre ignoti – capaci di forgiare pezzi unici in cui perizia esecutiva, funzionalità e alto valore simbolico si uniscono per creare vere e proprie opere d’arte. Non per caso nell’ambito del collezionismo di oggetti in ferro, i battenti da porta occupano da sempre un ruolo significativo con presenze di rilievo nelle più importanti raccolte pubbliche e private, come il Museo Le Secq des Tournelles di Rouen, il Victoria & Albert Museum di Londra, le Civiche Raccolte d’arte del Museo del Castello di Milano, ma anche numerose collezioni private americane ed europee, fra cui la celebre collezione Mylius.

I picchiotti in mostra fanno parte della collezione Cesati: 65 esemplari tutti in ferro, prodotti principalmente in Italia e in Spagna, ma anche in Francia, Austria e Germania, in un arco temporale compreso fra il XIV ed il XVIII secolo, selezionati da una raccolta molto più ampia, frutto di una lenta e attenta ricerca condotta negli ultimi cinquant’anni.

EXTRA

Inaugura oggi una mostra nella mostra: da una parte il reperto medievale, non opera d’arte ma opera culturale con la sua tangibilità e valore storico, dall’altra parte le opere d’arte contemporanea, vive, che in un percorso di similitudini e intrecci non uniformi che danno vita a una lettura alternativa e non granitica delle forme e della storia, in un mosaico di percorsi imprevedibili.

Segni antichi/Visioni contemporanee è l’ultimo progetto di Fondazione Perugia che dopo le mostre dedicate ad Antonio Canova, al confronto tra Perugino-Burri e alla riflessione sul tema Natura/Utopia, presenta un’originale proposta espositiva per far dialogare l’antico e il contemporaneo in una mostra che può essere anche considerata doppia, poiché indaga il rapporto tra immagine e segno, icona e parole.

A cura di Marco Tonelli, l’idea di questa mostra nasce nel 2024 quando Fondazione Perugia acquisisce una selezione dalla Collezione Albertini consistente in circa 1700 copertine in pergamena datate tra il XIII e il XV secolo. Si tratta di pregiati rivestimenti documentali, finemente decorati e dipinti su copertine di pergamena che avvolgevano antichi registri comunali, notarili e amministrativi, appartenuti a podestà, capitani del popolo, giudici e sindaci del Comune di Perugia: all’interno di esse compaiono elenchi, testi, annotazioni di carattere giudiziario quali testimonianze di accuse, resoconti di danneggiamenti a colture e bestiame, registri di approvvigionamenti e distribuzione di derrate alimentari.

Su una pergamena in particolare compare la parola Extraordinariorum, che proviene dal termine latino di età imperiale cognitio extra ordinem a indicare norme giuridiche fuori dagli schemi tradizionali e passato poi nell’uso della lingua corrente per descrivere qualcosa di non consueto, inaspettato, eccezionale. Da qui l’idea di realizzare qualcosa appunto di extra-ordinario come l’accostamento di una selezione di circa 100 tra le pergamene con più di 40 opere di 18 artisti italiani e internazionali contemporanei, secondo criteri a volte molto stringenti, altri solo evocativi, altri ancora iconografici o tipologici se non tematici e materici o che mettono in relazione parola e immagine, intendendo l’immagine come parola, rebus visivo o figura parlante.

“Con EXTRA Fondazione Perugia riafferma il proprio impegno nella tutela e valorizzazione del patrimonio storico, ma anche nella costruzione di nuovi linguaggi, di nuove visioni, capaci di restituire senso e vitalità alla memoria, rendendola patrimonio vivo” – dice Alcide Casini, Presidente Fondazione Perugia.

TRANSITUM

Museo Bagatti Valsecchi e BUILDING presentano il nuovo capitolo di Transitum, mostra personale dell’artista Fabrizio Cotognini a cura di Marina Dacci, che prende forma tra le sale della casa museo dal 20 giugno.

L’esposizione, parte di un progetto diffuso in tre sedi della città di Milano – BUILDING GALLERY, Galleria Moshe Tabibnia e Museo Bagatti Valsecchi –, trova nella casa museo di via Gesù un capitolo particolarmente evocativo. 13 opere di Cotognini si intrecciano con la collezione neorinascimentale della dimora storica, generando un dialogo fitto di rimandi visivi e concettuali. Il Museo Bagatti Valsecchi interpreta il linguaggio di Transitum, offrendo una prospettiva inedita e intimamente coerente con la poetica dell’artista.

In particolare, la mostra propone 12 microfusioni in bronzo, dal titolo Hybridatio Mundi (2024-2025), raffiguranti piccoli uccelli. Realizzate con singolare perizia tecnica e cariche di significato simbolico, queste opere rimandano ai temi ricorrenti della trasformazione e della metamorfosi richiamanti le esposizioni già in corso nelle sedi di BUILDING GALLERY (in mostra fino al 19 luglio 2025) e Galleria Moshe Tabibnia (visibile fino al 5 luglio 2025).

Ad arricchire ulteriormente il percorso espositivo è presentato anche un libro d’artista, intitolato How to Explain to Birds that the Sun Belongs to Everyone (2020), oggetto rivelatore del metodo di lavoro di Cotognini, in cui si intrecciano, senza soluzione di continuità, immagini e annotazioni scritte che restituiscono ai visitatori un’esperienza immersiva e intima del suo processo creativo.

DIGITALE!

Giuliana Cunéaz, esponente di punta della new media art che sabato 7 giugno ha vinto il Primo Premio del Pubblico dell’Opline Prize International, prestigioso riconoscimento dedicato all’arte digitale, è ora protagonista di un progetto espositivo di particolare significato.  Domenica 15 giugno s’inaugura al MANLo il MuseoArcheologico Nazionale della Lomellina di Vigevano (che ha sede all’interno dello straordinario Castello Sforzesco). Wunderkammer Digitale, un progetto espositivo proposto sino al 15 dicembre che pone al centro la sua installazione Matter Waves Unseen

L’opera è entrata recentemente a far parte della collezione permanente del Museo nazionale dell’Arte Digitale di Milano che ha promosso numerose attività di valorizzazione in collaborazione con altri soggetti e luoghi della cultura, nell’ottica di stimolare l’interesse del pubblico nei confronti dell’arte digitale attraverso un’offerta culturale integrata ed innovativa. Dopo aver collaborato con Refik Anadol e i Masbedo, l’attuale progetto con Giuliana Cunéaz è dedicato al rapporto fra arte digitale e patrimonio storico e trova la sua collocazione in una delle più prestigiose istituzioni della Lombardia.

Matter Waves Unseen può essere letta come una vera e propria ‘camera delle meraviglie’ interpretata in chiave contemporanea. L’artista riprende la tradizione delle “wunderkammer”, raccolte di antichità e oggetti singolari, inserendo in uno stipo da collezionista piccole sculture di argilla dipinte (circa 30) in madreperla. Tra i cassetti è posizionato uno schermo al plasma nel quale scorrono le immagini realizzate con la tecnica dell’animazione 3D che mostrano onde di terra che, nel loro flusso, portano alla luce oggetti dalle forme differenti che poi vengono nuovamente inghiottiti in un processo magnetico di apparizione e sparizione. Questi elementi provenienti dal nanomondo sembrano depositarsi come forme germinali all’interno dei cassetti in una progressiva interazione che permette di scrutare l’aspetto profondo e misterioso della materia.

Interessata alle forme organiche dell’estremamente piccolo rilevate da strumenti scientifici come il microscopio elettronico, Giuliana Cunéaz ricostruisce un mondo che appartiene alla sfera dell’invisibile e ce lo mostra riflesso in una dimensione dove la componente fisica e quella virtuale sono tra loro connesse. Un’ambiguità dimostrata dalla presenza nei cassetti di un nido vuoto di vespa vasaia, ritrovato fortuitamente dall’artista che l’ha dipinto e collocato all’interno dell’opera.

Una relazione altrettanto fruttuosa si crea tra Matter Waves Unseen e i preziosi reperti del Museo Archeologico Nazionale della Lomellina, in particolare quelli appartenenti alla Collezione Strada, composta da oggetti in vetro,metallo e ceramica, prevalentemente di epoca romana e provenienti dal territorio.

Come scrive Pietro Mezzabotta nella scheda che accompagna l’opera di Giuliana Cunéaz: “La necessità di creare sinergie tra diversi elementi ha spinto l’artista a elaborare un linguaggio complesso, aggiungendo alla manualità la logica dell’algoritmo per creare una continuità tra il piano dell’indagine fisica e quello virtuale. La costruzione digitale delle forme, mostrata nel video, ha costituito il punto di partenza per il processo che ha portato all’elaborazione manuale delle sculture custodite nei 14 cassetti dello stipo. In questo modo, l’artista riafferma il ruolo del disegno come strumento astratto e inventivo, capace — attraverso reticolati digitali — di esprimere il suo valore originario nella rappresentazione della realtà e del mondo, anche quando immaginario.”

Il progetto Wunderkammer Digitale di Giuliana Cunéaz presso il Museo Archeologico Nazionale della Lomellina nasce dall’accordo di valorizzazione fra la Direzione Regionale Musei Nazionali della Lombardia e il Museo nazionale dell’Arte digitale, che porterà ad arricchire l’offerta dei musei e dei luoghi della cultura lombardi con opere innovative e coinvolgenti, in dialogo con il patrimonio culturale

AMICIZIA

Al Museo Bagatti Valsecchi continua la quarta edizione del cartellone culturale “Stasera al Museo. Le vie dell’amicizia” con due appuntamenti speciali che andranno in scena nei cortili storici del Museo Bagatti Valsecchi e che racconteranno, come vuole il tema di quest’anno, le diverse espressioni dell’amicizia.

Il 15 giugno i cortili di via Gesù 5 risuoneranno delle parole e musica di Ditonellapiaga, pseudonimo della cantautrice indie pop Margherita Carducci, che nel 2022 ha partecipato insieme a Donatella Rettore al Festival di Sanremo con il brano Chimica. Il suo stile innovativo e camaleontico, che incarna le infinite articolazioni dell’animo femminile, spazia con versatilità tra generi e sonorità. Al Museo Bagatti Valsecchi Ditonellapiaga propone un live acustico intimo e coinvolgente: con il suo sound eclettico, tra elettronica, pop e influenze urban, trasporterà il pubblico in un viaggio musicale all’interno di uno dei cortili più suggestivi di Milano.

PORSCHE 356

Il passaggio della storica vettura a San Marino è atteso per oggi, 23 Maggio, quando circa 260 esemplari della celebre Porsche 356, primo modello prodotto dalla casa tedesca tra il 1948 e il 1965, attraverseranno i confini della Repubblica per sfilare nel cuore del Centro Storico, patrimonio UNESCO. Un appuntamento unico, che unisce eleganza e passione per l’automobile, in un contesto ricco di storia.

L’evento, promosso dalla Federazione dei Porsche Club mondiali e da Porsche AG, riunirà oltre 400 appassionati provenienti da tutto il mondo, a conferma del fascino senza tempo di una vera icona dell’automobilismo, simbolo di ingegneria, eleganza e passione, che l’hanno resa uno dei grandi miti della storia dell’automobile.

“La realizzazione di un’emissione postale in onore di questo passaggio – ha dichiarato Gian Luca Amici, Direttore Generale di Poste San Marino – desidera celebrare l’evento, sottolineando l’attenzione che la Repubblica di San Marino riserva alla storia dell’automobilismo e alla tradizione dei raduni internazionali.”

Il francobollo commemorativo, realizzato in tiratura limitata di 20.000 foglietti, raffigura un dettaglio della ruota posteriore di una Porsche 356 Carrera bianca. Il bozzetto è firmato dall’artista Luca Terraneo.

FOTOGRAFIE

Da oggi la mostra “Mario Giacomelli. Il fotografo e il poeta” a Palazzo Reale di Milano, promossa da Comune di Milano – Cultura e prodotta da Palazzo Reale e Archivio Mario Giacomelli, in collaborazione con Rjma progetti culturali e Silvana Editoriale, si inserisce all’interno delle iniziative promosse dall’Archivio Mario Giacomelli in occasione del centenario dalla nascita di Mario Giacomelli, volte a celebrare l’eredità artistica e culturale di uno dei più grandi maestri della fotografia italiana.

L’esposizione, a cura di Bartolomeo Pietromarchi e Katiuscia Biondi Giacomelli, si svolge congiuntamente alla mostra “Mario Giacomelli. Il fotografo e l’artista” a Palazzo delle Esposizioni a Roma, costruendo due percorsi complementari che approfondiscono le molteplici sfaccettature del lavoro dell’artista, entrambi insigniti della Medaglia del Presidente della Repubblica. Un’opportunità unica per riscoprire Giacomelli non solo come fotografo, ma come figura centrale nel panorama artistico e culturale del Novecento, capace di costruire un ponte tra fotografia, pittura, poesia e scultura, dimostrando una visione che continua a ispirare nuove generazioni di artisti e osservatori.

La mostra di Palazzo Reale rientra nell’ambito dell’Olimpiade Culturale di Milano Cortina 2026, il programma multidisciplinare, plurale e diffuso che animerà l’Italia per promuovere i valori Olimpici attraverso la cultura, il patrimonio e lo sport, in vista dei Giochi Olimpici e Paralimpici Invernali che l’Italia ospiterà rispettivamente dal 6 al 22 febbraio e dal 6 al 15 marzo 2026.

Il progetto milanese “Mario Giacomelli. Il fotografo e il poeta” è un omaggio al profondo legame tra Mario Giacomelli e la poesia, un dialogo intenso e viscerale che permea tutta la sua opera. Non solo nei riferimenti espliciti ai grandi testi poetici, ma anche nella sua visione della fotografia come pura espressione lirica, capace di trasformare la realtà in racconto, emozione e suggestione.

A Palazzo Reale il percorso espositivo accompagna il visitatore attraverso un viaggio nella poetica visiva di Giacomelli, presentando alcune delle sue serie più iconiche ispirate alla poesia.

TAVOLE

Il 21 Maggio tornano le Conversazioni d’arte a Casa Bagatti Valsecchi con “La vertigine dell’ornamento” da Owen Jones a William Morris. Pubblicato nel 1856, The Grammar of Ornament è ancora oggi considerato un volume fondamentale per lo studio del design. Il suo autore, Owen Jones, ideò un trattato completo sul design per l’era industriale arricchito da splendide illustrazioni a colori realizzate con la cromolitografia. L’analisi di alcune tavole illustrative sarà il pretesto per individuare dapprima i modelli che ispirarono i dettagli decorativi di Casa Bagatti Valsecchi per poi indagare il legame con i pattern nati in seno al movimento delle Arts & Crafts di William Morris e Edward Bourne-Jones.

7 MAGGIO

In occasione di Orticola 2025, il cui tema principale è “Bio, bio, bio, in giardino c’è vita!”, il Museo Bagatti Valsecchi partecipa alla settima edizione di Fuori Orticola presentando, dal 7 maggio all’8 giugno, la mostra di Hugh Findletar From then till now | Da allora ad oggi.

Hugh Findletar, giamaicano di origine, newyorkese di formazione, adottato da Milano e conquistato dal vetro di Murano, è un fotografo di professione, in particolare ritrattista. Proprio da questa sua vocazione ha iniziato a creare icone in vetro.

Le sue teste in vetro soffiato si ispirano alle maschere dei faraoni egizi e alle oinochoe greche, a volte bifronti, così come alle fiasche da vino dell’Impero Romano. Allo stesso tempo, sono anche vasi che richiamano le nature morte barocche del XVII secolo, simboli di vanitas e caducità, pur rappresentandone l’opposto: sono nature vive, da mantenere vitali secondo il proprio desiderio.

Nascono così le FLOWERheadZ di Hugh Findletar, che dialogano con la collezione permanente del Museo Bagatti Valsecchi, offrendo al pubblico un’esperienza inedita dove il gusto rinascimentale incontra la natura e il vetro. Una mostra che si inserisce nel solco delle celebrazioni per i trent’anni di apertura della casa museo, proseguendone lo spirito di apertura al contemporaneo.

L’arte di Findletar è il risultato di un intreccio di suggestioni e influenze: la sua cultura giamaicana, ricca di leggende e tradizioni, dona ai suoi lavori un’impronta unica; la passione per l’orticoltura, trasmessagli dalla bisnonna, ha completato il percorso.

Gli mancava solo il medium ideale, che ha scoperto durante un viaggio in Kenya, dove si è avvicinato per la prima volta alla soffiatura del vetro, la materia che gli mancava per dare forma al suo immaginario. Da quel momento ha intrapreso un lungo cammino di sperimentazione che lo ha condotto a Murano, nella storica vetreria Zanetti, dove ha affinato la tecnica e dato vita ai suoi celebri volti modellati a caldo. Ogni soffio è un gesto creativo, intimo e irripetibile, che trasforma la materia incandescente in icona, in presenza viva e pulsante.

Il vetro gli ha così permesso di trasformare il suo interesse per la fisiognomica in una lettura ironica, a tratti impietosa, ma sempre affettuosa, di una grande varietà di volti umani.

La mostra si inserisce nell’ambito di FuoriOrticola, una rassegna diffusa in cui arte e natura dialogano sul tema “Bio, bio, bio: in giardino c’è vita!”, invitando ogni istituzione partecipante a esplorare, con creatività e originalità, la vitalità come forma d’espressione.

Le opere di Hugh Findletar entrano così in dialogo diretto con le stanze del Museo Bagatti Valsecchi, intrecciandosi con gli arredi neorinascimentali in un gioco di rimandi visivi e simbolici. I vasi della Generation Collection, insieme a quelli antropomorfi, zoomorfi e a opere inedite e site-specific, si disseminano tra gli ambienti della dimora storica, posandosi su tavoli, camini e mobili d’epoca, in un raffinato equilibrio tra antico e contemporaneo.