DECOLLA NATALE

Tutto pronto per il primo week end di ‘Natale a Palazzo Lombardia’, il ricco programma di eventi organizzato da Regione per celebrare le festività nella piazza coperta più grande d’Europa. Una serie di iniziative rivolte ai cittadini per trascorrere ore di svago in famiglia o con gli amici, con un’attenzione particolare ai più piccoli. Tra queste, solo per citare qualche esempio, la pista di pattinaggio sul ghiaccio, la giostra in piazzetta Galvani e due mostre dall’importante valore culturale.

“Nell’organizzare le iniziative per celebrare le feste – spiega il governatore Attilio Fontana – abbiamo cercato di rendere protagonisti i più piccoli e le loro famiglie, con spazi e iniziative dedicate interamente a loro. Tutto ciò, ovviamente, senza perdere di vista i nostri giovani e tutti quei cittadini che desiderano trascorrere momenti di svago nella piazza coperta più grande d’Europa, un luogo diventato sempre più punto di riferimento delle festività natalizie”.

 KANDINSKY

 Al museo MA.GA di Gallarate (Varese) arriva la mostra ‘Kandinsky e l’Italia’, parte del palinsesto della Olimpiade Culturale di Milano Cortina 2026, aperta al pubblico dal 30 novembre 2025 al 12 aprile 2026.

Alla conferenza stampa di presentazione ha partecipato l’assessore regionale alla Cultura, Francesca Caruso. “Regione Lombardia ha scelto di sostenere questa mostra attraverso l’Avviso Unico Cultura – ha affermato l’assessore Caruso – perché riteniamo che iniziative come questa producano qualità per il territorio, oltre che visione e collaborazioni di alto profilo. Questo progetto è un tassello importante dei Giochi della Cultura in vista delle Olimpiadi invernali e mette a disposizione un percorso capace di attrarre anche un pubblico internazionale. È una mostra che offre studi, opere e documenti fondamentali per comprendere un capitolo centrale dell’arte del Novecento. Un lavoro concreto che rafforza il ruolo del MA.GA come punto di riferimento culturale per la provincia di Varese e per un contesto lombardo sorprendente per dinamicità e continua evoluzione. Un’opportunità unica – ha concluso l’assessore – per immergersi nella mente creativa di una figura che ha lasciato un’impronta significativa nell’arte moderna”.

Il percorso espositivo è composto da 130 opere, di cui 20 di Wassily Kandinsky, uno dei pionieri dell’arte astratta fra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento. Le opere dell’artista sono accostate ai lavori di Paul Klee, Jean Arp, Joan Miró, Alexander Calder, Antoni Tàpies, Lucio Fontana, Osvaldo Licini, Fausto Melotti, Manlio Rho, Carla Accardi, Giuseppe Capogrossi, Piero Dorazio e altri protagonisti dell’astrazione europea e italiana dell’ultimo secolo.

La mostra, curata da Elisabetta Barisoni ed Emma Zanella, ricostruisce la nascita dell’arte astratta e il dialogo tra Kandinsky, Paul Klee e gli artisti delle avanguardie europee tra gli anni Venti e Trenta. Una sezione è dedicata al rapporto tra Kandinsky e l’Italia, con particolare attenzione alla storica mostra del 1934 alla Galleria del Milione di Milano e all’affermazione dell’astrattismo italiano. Chiude il percorso il secondo dopoguerra, con i gruppi Forma, MAC e Origine e con artisti come Carla Accardi, Giuseppe Capogrossi, Piero Dorazio, Roberto Sebastián Matta, Achille Perilli, Antonio Sanfilippo ed Emilio Vedova.

UN AUGURIO

 “Quello che arriva vorremmo fosse un Natale particolare, nel corso del quale le guerre finalmente si interrompano. All’orizzonte si vede qualche speranza. E sarà anche il Natale delle Olimpiadi: presto saremo travolti dalla gioia e dalla bellezza di questo grande evento  che spero possa coinvolgere ogni persona. Godiamoci questo grande avvenimento e che sia davvero un buon Natale per tutti”.

Lo ha detto il presidente della Regione Attilio Fontana che questa sera ha inaugurato ‘Natale a Palazzo Lombardia’ in piazza Città di Lombardia, insieme con l’assessore alla Cultura, Francesca Caruso, l’assessore al Welfare, Guido Bertolaso,  e il sottosegretario alla Presidenza della Regione con delega a Sport e giovani, Federica Picchi.

Dopo la benedizione impartita da monsignor Massimo Fumagalli, canonico del Capitolo Metropolitano del Duomo di Milano, e i canti natalizi del Coro del Collegio Rotondi di Gorla Minore, attesa particolare per la presenza delle sei fate Winx, che hanno incontrato il pubblico per scattare con loro foto e selfie, e per le pattinatrici delle Hot Shivers della Precision Skating Milano con un’esibizione artistica di pattinaggio sincronizzato su ghiaccio.

E’ particolarmente ricco il programma delle iniziative organizzate dalla Regione a Milano, in piazza Città Lombardia, in occasione delle festività natalizie. Pista di pattinaggio su ghiaccio, attrazioni per i più piccoli, mostre dall’importante valore culturale e spettacoli musicali, oltre alle sempre più gettonate aperture al pubblico del Belvedere del 39° piano. Dopo l’inaugurazione degli eventi, il calendario offre proposte di vario genere. “Nell’organizzare le iniziative per celebrare le feste – spiega il governatore Attilio Fontana – abbiamo cercato di rendere protagonisti i più piccoli e le loro famiglie, con spazi e iniziative dedicate interamente a loro. Tutto ciò, ovviamente senza perdere di vista, i nostri giovani e tutti quei cittadini che desiderano trascorrere momenti di svago nella piazza coperta più grande d’Europa”.

MUSICA CLASSICA 

Le Olimpiadi invernali di Milano Cortina 2026 hanno un’opera lirica che li celebra: ‘I Giochi di Orobea’. Il progetto, ideato dall’Orchestra Antonio Vivaldi, è stato presentato oggi, a Palazzo Lombardia, dall’assessore a Enti locali e Montagna, Massimo Sertori, alla presenza del presidente Attilio Fontana. Con lui i maestri Lorenzo Passerini, direttore artistico e musicale, e Andrea Portera, compositore e librettista; le registe Stefania Giorgia Butti e Livia Lanno; il presidente della Provincia di Sondrio, Davide Menegola; e Domenico De Maio, direttore Education & Culture della Fondazione Milano Cortina 2026.

“I nostri Giochi Olimpici – ha sottolineato il presidente Fontana – avranno, come accaduto per l’apertura del canale di Suez, per cui fu commissionata ‘Aida’, la loro opera. Una produzione con un’Orchestra lombarda, giovane, e che racconterà i nostri territori, da Milano alla Valtellina, con le loro bellezze e storie da scoprire e conoscere”.

“Come Regione – ha detto l’assessore Sertori – abbiamo subito convintamente sostenuto il progetto dell’Orchestra Antonio Vivaldi perché ‘I Giochi di Orobea’ è un’opera che coniuga cultura e valori, che celebra lo sport e i territori che ospiteranno i Giochi Olimpici invernali 2026. E siamo di fronte a un’opera che parla della Lombardia e della Valtellina, in un’ambientazione da fantasy, ma con attenzione alle nostre storie e alle nostre peculiarità anche negli abiti e nelle scenografie”.

Per il suo alto valore, ‘I Giochi di Orobea’ è entrato, a pieno diritto, nel programma ufficiale dell’Olimpiade Culturale di Milano Cortina 2026, il programma multidisciplinare, plurale e diffuso, che animerà l’Italia per promuovere i valori olimpici attraverso l’arte, il patrimonio e lo sport. Preparando così al meglio le Olimpiadi e le Paralimpiadi invernali che saranno ospitate rispettivamente dal 6 al 22 febbraio e dal 6 al 15 marzo.

“Sono anche contento – ha sottolineato Sertori da valtellinese – che il debutto ufficiale, la prima, di quest’opera, sarà sabato 6 dicembre alle ore 20 al Teatro Sociale di Sondrio, una cornice ideale per ‘I Giochi di Orobea’ e un modo anche per omaggiare i territori che ospiteranno le competizioni olimpiche dando così l’occasione ai melomani di conoscerli meglio. Perché ad anticipare la prima assoluta saranno due prove aperte venerdì 5, la prima alle 10 per le scuole, la seconda, alle 17, per il pubblico”.

La genesi dell’opera è radicata nel territorio. Nel cuore della Valtellina, l’Orchestra Antonio Vivaldi, realtà musicale attiva dal 2011, ha immaginato un’opera lirica capace di raccontare lo spirito olimpico attraverso la lente dell’emozione, della diversità e della rinascita.
‘I Giochi di Orobea’, infatti, parla di divisione, sacrificio e redenzione: cinque ‘campioni’ si sfidano per conquistare la sacra fiaccola del Dio Alpime (anagramma di Olimpiade), ognuno portatore di una diversità spesso discriminata – età, genere, orientamento sessuale, etnia/religione, disabilità. Il messaggio è chiaro: la diversità è forza, e la bellezza dell’umanità risiede nell’incontro.

“Messaggi – ha chiosato l’assessore Sertori – che sono quelli che Regione Lombardia vuole trasmettere al mondo durante i Giochi Olimpici invernali 2026”.

Grazie all’unione di tanti talenti giovani, dalla direzione musicale di Lorenzo Passerini, al team creativo con la regia delle giovanissime Livia Lanno e Stefania Giorgia Butti, la scenografia di Lorenzo Mazzoletti, i costumi di Giulia Bonuccelli e le luci di Giulia Bandera, ‘I Giochi di Orobea’ si distingue per la sua originalità linguistica e stilistica.
La musica alterna momenti lirici, pop, musical, etnici e recitati, fondendo stili e sensibilità contemporanee per dialogare con un pubblico ampio e intergenerazionale.
Sul piano visivo, l’opera unisce architetture gotiche lombarde e paesaggi alpini, in un mondo sospeso tra città e montagna, tra Duomo e neve, tra mito e modernità.
Orobea è un’opera autentica del presente, originale, pensata per connettersi spontaneamente con le nuove generazioni. Una forte componente su cui è stata costruita l’opera sono gli strumenti scientifici dell’intelligenza Emotiva, capaci di educare il pubblico a un ampio raggio emozionale, così da sensibilizzarlo ed empatizzarlo al prossimo.

‘I Giochi di Orobea’ nasce come manifesto dell’italianità contemporanea: un linguaggio poetico che usa endecasillabi e settenari, intrecciando la tradizione lirica con un messaggio di empatia, creatività e resilienza.
L’opera si fa portavoce di un linguaggio fresco e contemporaneo che sappia condividere con il vasto pubblico i grandi pregi dell’italianità, come la creatività, la resilienza, l’innovazione e il rispetto della diversità, attraverso la riscoperta delle nostre radici culturali.

“Vogliamo – ha affermato il direttore artistico Lorenzo Passerini – un’opera che emozioni, che parli alle nuove generazioni, e che racconti come la musica e lo sport condividano la stessa energia vitale: unire, superare, rinascere”.

“Orobea – gli ha fatto eco il librettista Andrea Portera – è l’opera che tratta la psiche moderna e porta in scena le principali problematiche sociocomportamentali del presente, attraverso la prospettiva dell’intelligenza emotiva applicata alla musica, tesa a superare le barriere della razionalità e affondare nell’inconscio”.

“In un’arena di ghiaccio e spirito – hanno spiegato le registe Stefania Giorgia Butti e Livia Lanno – Orobea intreccia mito e sport, sacrificio e rinascita. I giochi diventano rito di unione, specchio della nostra stessa collaborazione registica: due sguardi che si fondono in una sola comunità creativa”.

“Sostenere un’opera come ‘I Giochi di Orobea’ – ha affermato il presidente della Provincia di Sondrio, Davide Menegola – significa riconoscere che cultura e sport sono due facce della stessa ambizione: raccontare chi siamo e dove vogliamo andare. Abbiamo scelto di accompagnare, sostenendolo economicamente, questo progetto perché parla alla nostra comunità e al pubblico olimpico con un linguaggio nuovo, inclusivo, capace di valorizzare il territorio e le sue energie creative. L’avvicinamento ai Giochi del 2026 non è infatti solo un percorso sportivo, ma un’occasione per dare voce alla nostra identità e costruire un futuro in cui la montagna sia protagonista, anche attraverso la forza della musica e dell’arte”.

La produzione, che dopo il debutto a Sondrio del 6 dicembre cui è stato invitato ufficialmente il presidente Fontana avrà una seconda rappresentazione al ‘Gaber’ di Milano il 4 febbraio, alla vigilia dell’inaugurazione dei Giochi, è possibile grazie anche al sostegno di privato come Autotorino e Iperal.

IRONICA.MENTE

Nell’ambito di XMAS Maroncelli District 2025, la Galleria Paola Colombari presenta IronicaMente, la mostra personale di Marilù S. Manzini, artista poliedrica che segue molteplici filoni di ricerca artistica, muovendosi tra reale e immaginario. A cura di Alessandra Bertolè Viale, dal 3 dicembre al 27 gennaio 2026 in mostra negli spazi di Via Maroncelli un nucleo di lavori dalla prosa narrativa sottile e dallo stile ironico. Per l’occasione sarà presentato l’ultimo libro dell’artista dal titolo “La memoria del cuore”, edito da Piemme Mondadori.

Provocatoria e dirompente, la ricerca artistica di Marilù S. Manzini è incentrata sull’atto estetico che si trasforma in una riflessione, un insegnamento, a volte un monito: attraverso pittura, fotografia, scultura, ma anche scrittura e regia cinematografica, l’artista esprime, con i suoi lavori, un linguaggio sovversivo, che richiama quello dei dadaisti, per attribuire un senso nuovo a quello che già esiste.

“Le opere presentate sono una sorta di favole al contrario: spiazzanti, ironiche, provocatorie.” – afferma la curatrice – “Le favole servono per dire ai bambini e alle bambine che i mostri possono essere sconfitti, che le paure o non esistono o possono essere superate. La Manzini, invece, ci racconta che le paure sono dentro di noi, scava nel nostro animo per tirarle fuori e dirci che non dobbiamo vergognarcene”.

Come affermava Victor Hugo “è dall’ironia che comincia la libertà”, così Marilù S. Manzini si muove tra sogno e realtà con una mobilità creativa e multidisciplinare dai toni trasgressivi. In esposizione le sue fotografie nate dalle sculture ready-made da lei stessa realizzate come Il linguaggio silenzioso delle anime gemelle (2025) che racconta la scelta consapevole di condividere la vita con l’altro, il tavolo scultura Marylin Monroe – Quando la moglie è in vacanza (2013) in cui la favola sexy entra nella vita di tutti i giorni e ancora la serie di dipinti di grandi dimensioni Spille da balia (2019) che, oltre che essere una nuova tecnica di disegno, pungono la tela e danno ai soggetti ritratti nuovi significati. Manzini usa allo stesso modo i topoidella mitologia greca e la cultura pop, tratta i temi universali della vita umana ma anche la stretta attualità. Altra opera emblematica dell’artista è Nudo in scatola (2022) – una serie di scatti che raffigurano una donna in svariate pose racchiusa dentro una scatola che, come scrive la curatrice, simboleggia “L’ossessiva ricerca della perfezione estetica del corpo risotto ad oggetto, e messo in scatola, come faremmo con un vestito o delle scarpe. Se perdiamo la nostra umanità non siamo altro che materiale da mettere via”.  E poi The Kiss(2019) che rappresenta uno dei gesti simbolo dell’amore – il bacio – ma anch’esso racchiuso in una gabbia a rappresentare un amore che può diventare prigione.

Marilù Manzini con IronicaMente ci mostra la realtà, ma vuole in un certo senso anche dimostrarci che se “a volte è cruda come una favola al contrario e che se l’ombra si nasconde davvero sotto il letto, basta un po’ di luce per ricacciarla indietro”.

REPERTI UNICI

Il racconto delle Olimpiadi dalle origini ai giorni nostri nella mostra ‘I Giochi Olimpici. Una storia lunga tremila anni’, aperta al pubblico da domani, mercoledì 26 novembre 2025, alla Fondazione Luigi Rovati a Milano e presentata oggi in anteprima nel corso di una conferenza stampa a cui ha partecipato l’assessore regionale alla Cultura, Francesca Caruso.

L’esposizione è sostenuta da Regione Lombardia attraverso il bando ‘Olimpiadi della Cultura’, che sta consentendo di attivare sui territori molteplici iniziative legate ai Giochi di Milano Cortina 2026.

La mostra ricostruisce l’evoluzione dell’olimpismo dagli esordi fino all’età contemporanea, con un taglio internazionale e un approccio museologico innovativo. Realizzata in coproduzione con il Museo Olimpico e con il Musée cantonal d’archéologie et d’histoire di Losanna (Svizzera), riunisce reperti e testimonianze provenienti da alcune tra le più prestigiose istituzioni europee.

“Questa iniziativa – ha affermato Caruso – ci ricorda che lo sport non è soltanto competizione, ma anche storia e cultura. Proporre un percorso espositivo di questa portata significa offrire alla Lombardia un’occasione di conoscenza, dialogo e identità alla vigilia di Milano Cortina 2026. È lo stesso obiettivo che abbiamo perseguito con i ‘Giochi della Cultura’, il progetto con cui Regione sostiene 33 iniziative, tra cui questa mostra, pensate per raccontare, attraverso il linguaggio della cultura, il viaggio verso l’appuntamento olimpico. L’esposizione si inserisce perfettamente in questa visione: è una narrazione potente che attraversa tremila anni di storia e restituisce i valori più autentici dei Giochi Olimpici”.

La mostra mette in luce la continuità dei valori fondativi dell’ideale olimpico – eccellenza, rispetto, amicizia – e il costante dialogo tra sport, cultura e ritualità collettiva. Dalla Grecia antica alla visione moderna di Pierre de Coubertin, fino ai grandi protagonisti del Novecento, si costruisce un ponte tra mondi lontani attraverso un linguaggio che intreccia archeologia, storia e testimonianze sportive.

Particolarmente significativo il nucleo dei prestiti nazionali e internazionali. Dal Museo archeologico nazionale di Tarquinia (Viterbo) arriva in Lombardia e viene esposta la celebre Tomba delle Olimpiadi (530–520 a.C.), scoperta nel 1958 alla vigilia delle Olimpiadi di Roma 1960. La tomba è proposta anche in una ricostruzione digitale immersiva realizzata da Skylab Studios. Dal Museo Olimpico di Losanna provengono inoltre oggetti iconici come i guantoni da boxe di Pierre de Coubertin e la maglia indossata da Usain Bolt a Pechino 2008, esposta per la prima volta a Milano.

Accanto ai reperti della Fondazione Luigi Rovati, il pubblico potrà ammirare materiali provenienti dai Musei Vaticani, dal Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, dal Musée cantonal d’archéologie et d’histoire di Losanna e da altre importanti istituzioni italiane e internazionali, in un dialogo che attraversa epoche, culture e discipline.

Una sezione dedicata affronta infine il tema dell’inclusione, mostrando il lungo percorso che – dal carattere elitario dei giochi antichi – ha condotto alla piena parità di genere raggiunta a Parigi 2024. Un’evoluzione che testimonia come il movimento olimpico sia diventato, nel tempo, uno spazio sempre più aperto, rappresentativo e universale.

SENZA FINE

Palazzo Lombardia, sede della Giunta regionale, con le bandiere a mezz’asta in segno di lutto cittadino, ha voluto rendere omaggio a Ornella Vanoni – in concomitanza della celebrazione delle esequie – proiettando sui tre maxischermi che fanno da sfondo alla pista del ghiaccio in funzione da domenica, altrettante immagini dedicate alla carriera dell’artista milanese. In sottofondo le note di ‘Senza fine’ in un’atmosfera che ha voluto tributare l’ultimo saluto alla cantante lombarda . Lo scorso anno – ricordano da Palazzo Lombardia – a inizio febbraio, la chiusura festosa dell’iconica pista del ghiaccio della Regione, era stata invece scandita dall’allegria della musica di ‘La voglia, la pazzia’, brano interpretato proprio da Ornella Vanoni, Toquinho e Vinícius de Moraes.

TORNA LA PISTA

Anche quest’anno torna a Palazzo Lombardia l’atteso appuntamento con la pista del ghiaccio, iniziativa che trasformerà la piazza coperta più grande d’Europa in una distesa bianca su cui grandi e piccini potranno trascorrere ore di puro divertimento in famiglia o con gli amici. Obiettivo, battere il record delle 40.000 presenze fatte registrare lo scorso anno.

Da domenica 23 novembre 2025 fino al prossimo 18 gennaio 2026, l’impianto sportivo renderà la piazza di Palazzo Lombardia un luogo magico dove vivere al meglio l’atmosfera del Natale.

Da segnare in agenda la data di giovedì 27 novembre: alle ore 18 si sarà infatti l’inaugurazione delle iniziative natalizie promosse da Regione Lombardia alla presenza del presidente Attilio Fontana. In quest’occasione sarà eccezionalmente possibile accedere gratis alla pista di ghiaccio dal termine della cerimonia fino alle 21 dello stesso giorno.

La pista rimarrà aperta per tutto il periodo delle festività natalizie.

LOGO UNICO

Un palinsesto di 33 iniziative culturali promosse nei territori in occasione delle Olimpiadi. I Giochi della Cultura, finanziati e sostenuti da Regione, entrano nel vivo con la presentazione del nuovo logo e dell’immagine coordinata che caratterizzerà tutti gli eventi in programma.

La nuova ‘identità grafica’ e il calendario degli appuntamenti sono stati presentati oggi nel corso di una conferenza stampa alla Triennale Milano a cui hanno partecipato il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, e l’assessore regionale alla Cultura, Francesca Caruso.

“I Giochi della Cultura – ha sottolineato il governatore Fontana –rappresentano un’ulteriore opportunità per dare evidenza al patrimonio culturale della nostra Regione, che, sono convinto, saprà affascinare turisti e visitatori. Le Olimpiadi sono l’occasione migliore per mostrare al mondo le nostre bellezze artistico-culturali e nel contempo per rafforzare il senso di comunità che stiamo costruendo. Siamo più di una Regione: abbiamo un ‘idem sentire’ e un afflato identitario che ci aiuta a vincere le sfide e ad essere quello che siamo”.

L’assessore Caruso ha osservato come nuovo logo e comunicazione condivisa per i Giochi della Cultura “aiutino a costruire un unico grande racconto, quello di una Lombardia fulcro e motore culturale del Paese in grado di accompagnare le Olimpiadi e Paralimpiadi Invernali con una presenza viva, coordinata e riconoscibile nei territori”.

“I Giochi della Cultura – ha detto ancora Caruso – si configurano come un’unica cornice narrativa che, grazie alla preziosa collaborazione con Triennale Milano, possiede sua identità visiva, una sua riconoscibilità e una sua voce”.

Le ‘Olimpiadi della Cultura’ includono mostre, spettacoli, installazioni, incontri e laboratori, per un calendario di eventi destinato a concludersi nella metà del 2026, coinvolgendo territori, istituzioni e comunità in un percorso culturale che si affianca e integra la competizione sportiva.

KOUNELLIS | WARHOL

Dal 26 novembre 2025 al 29 maggio 2026, la Galleria Fumagalli ospita l’esposizione Kounellis | Warhol. La messa in scena della tragedia umana: la classicità di Jannis Kounellis e il pop di Andy Warhol.

Ben lontani dal voler ridurre i due maestri dell’arte contemporanea a una medesima matrice e respingendo ogni sovrapposizione che possa appiattirne la singolare identità, l’esposizione si presenta come un’occasione di riflessione critica su Jannis Kounellis ed Andy Warhol, con le loro differenze ideologiche ed estetiche, ma anche con le loro tangenze culturali e comune tensione nei confronti della potenza e del mistero della spiritualità.

Il progetto espositivo in Galleria Fumagalli include anche un importante approfondimento presso il Museo San Fedele di Milano che ospiterà dal 12 dicembre un inedito dialogo tra l’opera permanente di Jannis Kounellis allestita nella cripta (Senza titolo, Svelamento, 2012) e un’opera di Andy Warhol in prestito per l’occasione.

La mostra sarà arricchita da un’estesa pubblicazione che raccoglie contributi critici e memorie personali di importanti autori quali, fra gli altri, Andrea Dall’Asta SJ, Demetrio Paparoni, Gianni Mercurio, Gerard Malanga, Lóránd Hegyi, Luca Massimo Barbero, Franco Fanelli, Annamaria Maggi, Maria Vittoria Baravelli, Sandro Barbagallo, Massimo Recalcati.

Il volume si correda di un significativo apparato di immagini fotografiche autoriali e sarà presentato dopo l’apertura della mostra.

Jannis Kounellis (Il Pireo, Grecia, 1936 – Roma, 2017) e Andy Warhol (Pittsburgh, Pennsylvania, 1928 – New York, 1987) hanno segnato in modo radicale il loro tempo, lasciando un’impronta profonda nella storia dell’arte. A un primo sguardo, sembrano incarnare due archetipi inconciliabili: l’alfa e l’omega di due visioni artistiche, due concezioni della realtà che si sono confrontate e, talvolta, scontrate. Le loro traiettorie si sono sviluppate in parallelo, ma in universi quasi distinti: Jannis Kounellis immerso nell’ombra e nel peso della materia, Andy Warhol nell’abbaglio fluorescente della superficie dell’immagine.

Oggi, a distanza da quel contesto storico e in un periodo in cui si sono dissolte le ideologie, appare fecondo creare un dialogo tra questi due maestri, non solo per metterne a confronto le differenze ma soprattutto per analizzare le radici comuni di quella grande energia che ha animato un periodo irripetibile dell’arte contemporanea, nonché sondare quel terreno comune da cui scaturì quella straordinaria stagione.

Entrambi sono espressione dell’Occidente e si sono sentiti figli di due città che, a buon diritto, possiamo chiamare “caput mundi”: Roma, per Kounellis, nell’antichità e della cristianità; New York, per Warhol, capitale dell’immaginario globale nel dopoguerra e motore del capitalismo. Ma entrambi mantengono un legame profondo con le radici orientali e le tradizioni spirituali delle loro terre d’origine: la Grecia ortodossa e mediterranea per Kounellis, e quella Slovacchia cattolica e dalle influenze bizantine che permea l’infanzia di Warhol.

Chiunque si accosti oggi al loro lavoro si imbatte in una parola tanto ricorrente quanto insidiosa: icona. Una parola che rischia di diventare una trappola semantica, svuotata di significato dall’uso eccessivo. Tutto è “iconico”: ogni volto, ogni oggetto, ogni immagine. Ma per Kounellis e Warhol, l’icona non è un semplice oggetto di culto mediatico, essa mantiene, pur in contesti esplicitamente profani, una tensione verso il senso assoluto.

In Kounellis, questa tensione si manifesta attraverso un’estetica della materia che incorpora gli oggetti del lavoro, i materiali poveri, gli elementi primari: ferro, carbone, lana, sacchi di iuta, fiamme. La sua è una liturgia laica, anzi materialista, un rito tragico in cui il dolore del mondo trova espressione nella materia stessa. Alla Galleria Fumagalli sono esposte alcune delle sue opere, strutture in ferro su cui poggiano ora sacchi pieni di carbone, ora cappotti compressi, ora capelli trafitti da lame: oggetti veri che portano la traccia dell’esistenza umana, della sua quotidianità e delle sue fatiche.

Nelle opere di Warhol il dramma umano si nasconde dietro i simboli del consumo e della celebrità come nelle lattine di zuppa Campbell o nei volti di Marilyn e Jackie Kennedy, donne che celano con la bellezza il loro dolore: sono tutte immagini dietro alla cui superficie patinata si cela un’intima spiritualità, un senso del tragico che trasforma quelle figure in icone moderne. Alla Galleria Fumagalli sono esposte opere delle serie “Knives” e “Shadows”, che evocano la caducità e la fragilità della vita. In mostra anche alcune polaroid, uno dei mezzi espressivi preferiti da Warhol proprio per l’estemporaneità di realizzazione e la capacità di generare un diario visivo di icone della quotidianità.

Kounellis è stato un intellettuale, ateo e marxista, legato a una visione politica del mondo e della storia; Warhol era ambiguo, dissimulato, restio a parlare di sé stesso, profondamente religioso, eppure icona pop. Entrambi, a modo loro, si sono rivolti alla massa, al popolo, agli emarginati. La bellezza che emerge dai loro lavori è tragica, ma mai disperata: è la bellezza di ciò che resta, di ciò che sopravvive al disincanto della Storia e del consumo. Ed è forse in questo terreno comune — la tragicità del quotidiano, l’universalità del materiale e la rigorosa etica dell’artista — che si può trovare la chiave per un dialogo possibile tra i due artisti.