BAGATTI VALSECCHI

Stasera al Museo nel Salone d’Onore si animerà di creatività, dando voce all’amore che si presenta in tutte le sue multiformi caratteristiche attraverso serate sorprendenti.  L’ultimo appuntamento di novembre si terrà domenica 19 novembre alle ore 16 con il concerto Amor sacro e Amor profano. La musica affronta due facce dell’amore, tra brani sacri ed evergreen di tango, sinonimo dell’amore profano, con la voce del soprano Lucia Conte, al cembalo Graziella Baroli e al bandoneon Francesco Bruno. L’intermezzo di Couperin è una raffinata rassegna delle sfaccettature dell’amore, esaltando tutti gli stati d’animo.

CONTINUA

Le voci degli amori con tre appuntamenti tra musica e poesia tutti da scoprire al Museo Bagatti Valsecchi del palinsesto Stasera al Museo. Il Salone d’Onore si animerà di creatività, dando voce all’amore che si presenta in tutte le sue multiformi caratteristiche attraverso serate sorprendenti. Mercoledì 15 novembre alle ore 19.30 è la volta di Bello amore una serata organizzata in collaborazione con Pepita Promozione e resa possibile grazie a Banca Generali Private. Protagoniste saranno le emozioni attraverso la musica del compositore, arrangiatore e pianista Gioni Barbera, all’anagrafe Giuseppe Barbera che si esibirà al pianoforte. Docente dal 1996 al CET (Centro Europeo Toscolano) di Mogol e dal 2000 anche coordinatore musicale dei corsi, vanta tra le sue più importanti collaborazioni quella dal 2014 con Arisa, che ha affiancato al Festival di Sanremo del 2016 in veste di direttore d’orchestra. Gioni Barbera ha fatto proprio dell’amore il centro della sua produzione musicale e con Bello amore, dal titolo della canzone pubblicata da Ornella Vanoni nell’album “Sheherazade”, il Salone d’Onore del Museo si animerà di belle vibrazioni ripercorrendo la musica italiana.

A NOVEMBRE

Continua anche a novembre la programmazione al Museo Bagatti Valsecchi del palinsesto Stasera al Museo. Le voci degli amori con tre appuntamenti tra musica e poesia tutti da scoprire. Il Salone d’Onore si animerà di creatività, dando voce all’amore che si presenta in tutte le sue multiformi caratteristiche attraverso serate sorprendenti. Si comincia domenica 12 novembre alle ore 16 con il concerto – spettacolo Folle d’amore per te. Alda Merini: passione, tormento e follia in un dialogo fra poesia e musica. Una narrazione poetica e musicale, organizzata in collaborazione con l’Associazione Omaggio al Clavicembalo, che tratta della passione, del tormento e della poesia a partire dai versi poetici di Alda Merini, accompagnati da brani clavicembalistici. Sonia Grandis interpreterà versi poetici, aforismi e passi in prosa di Alda Merini e Daniele Fontana eseguirà musiche di autori del Barocco italiano e francese.

SECOLO D’ORO

Il Museo Bagatti Valsecchi presenta ” Il  Secolo d’Oro di Scavia”. Una bellezza che incanta, un’incursione di arte orafa nel percorso permanente della Casa Museo realizzata in collaborazione con Scavia che si terrà dall’8 al 12 novembre 2023. La mostra, a cent’anni dall’apertura del primo negozio milanese, sigla una partnership tra la Casa Museo e la nota maison di gioielli che da un secolo incanta il mondo con creazioni senza tempo.

La storia secolare di Scavia è un esempio di alto artigianato artistico milanese che ha visto alternarsi ben quattro generazioni di una famiglia dedita alla creazione di gioielli. È questa una vicenda affine all’identità del Museo Bagatti Valsecchi, una dimora neorinascimentale voluta dai fratelli Fausto e Giuseppe a metà Ottocento che custodisce in maniera armonica due anime, quella rinascimentale e quella ottocentesca, frutto di un raffinatissimo lavoro di alto artigianato per la creazione di mobili, suppellettili e parti decorative architettoniche.

Scavia e il Museo Bagatti Valsecchi sono due realtà che condividono lo stesso scenario di bellezza e magnificenza: il “Quadrilatero della moda”, cuore meneghino che nel corso del Novecento è diventato un distretto del lusso e il Museo Bagatti Valsecchi ne anima la vita culturale.

È il 1911 quando Domenico Scavia, abile orafo, si trasferisce da Valenza a Milano insieme alla moglie Maria per aprire un laboratorio di gioielli, tutt’oggi attivo, in un edificio in corso XXII Marzo. Pochi anni dopo, proprio nel 1923, inaugurerà il primo negozio sulla stessa strada. Alla morte di Maria e Domenico, è la figlia Sara, affiancata dal figlio Fulvio, a prendere in mano il destino della famiglia, facendo prosperare l’attività e distinguendosi come una delle poche donne protagoniste nel settore orafo italiano. Oggi, la quarta generazione di Scavia, con Fulvio e il figlio Alessandro, guarda al futuro rompendo la tradizione, distinguendosi nell’arte dell’alta gioielleria per la profonda innovazione.

La mostra ” Il  Secolo d’Oro di Scavia”. Una bellezza che incanta vuole dunque rendere omaggio a questa appassionante vicenda familiare: nelle sale del Museo saranno esposti, in stretta sinergia con la collezione permanente, alcuni dei gioielli storici del brand, affiancati da altri di fattura recente, frutto dell’estro creativo di Fulvio Scavia e Alessandro Scavia. Pezzi unici che rendono immediatamente riconoscibile la passione e la dedizione dei loro designer, molti dei quali insigniti di prestigiosi premi internazionali.

Come i magnifici orecchini Sandra Dia, disegnati nel 1988 per Elizabeth Taylor e diventati ormai iconici grazie alla loro forma inconsueta e affascinante. O ancora, la meravigliosa collana in corno biondo e nero e oro, paradigma dei tagli più classici. O l’anello Due coni illuminato da 2 diamanti, grazie al quale Fulvio Maria Scavia si è aggiudicato il primo Diamond Intemational Award nel 1976.

Ad affiancare i gioielli ci saranno fotografie d’archivio che testimoniano oltre cent’anni di attività: scatti del lavoro di oreficeria in laboratorio e immagini storiche del primo negozio di corso XXII Marzo, ma anche foto di famiglia, sfilate d’alta moda, eventi mondani e incontri con famosi volti internazionali.

VISIONI METAFISICHE

Museo Bagatti Valsecchi e la Fondazione Pasquale Battista, con il sostegno del Gruppo Augusta Ratio S.p.A., SILGAS e K&L Gates, il patrocinio della Regione Lombardia, del Comune di Milano e dell’Institut français di Milano, e in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Carrara, fino al 3 dicembre 2023 la prima mostra milanese dedicata al fotografo Vasco Ascolini dal titolo Visioni Metafisiche. Vasco Ascolini incontra Canova, Thorvaldsen e De Chirico, a cura di Antonio D’Amico e Luca Carnicelli.

Il percorso di visita si snoda all’interno delle sale museali dove si potrà ammirare una selezione di oltre settanta tra gli scatti più significativi di Ascolini, dedicati ad elementi statuari, proposti come frammenti scultorei che animano, con la loro immobilità, contesti desolati. Tema caro all’artista fin dai primi anni Ottanta, quando iniziò a immortalare architetture isolate sospese nel tempo, caratterizzate da metafisici spazi alienati.

I dialoghi metafisici sono il focus di questa mostra: il cosmo fotografico di Ascolini si pone in relazione con le tele di Giorgio de Chirico attraverso scatti che enfatizzano una dimensione atemporale scandita da bianchissime sculture marmoree e immensi spazi disabitati. Le opere del fotografo reggiano dialogano pertanto con L’Autoritratto di De Chirico e L’Autoritratto in gesso di Canova proveniente dall’Accademia di Belle Arti di Carrara, con L’aragosta del 1922 e con una Piazza d’Italia dove si scorgono il silenzio imperante di una scultura sdraiata al centro della piazza e architetture desolate.

La dialettica è arricchita da suggestivi modelli e calchi in gesso dei maestri del Neoclassicismo, come quelli di Antonio Canova e Bertel Thorvaldsen, le cui opere provengono dalle collezioni della Gipsoteca dell’Accademia di Belle Arti di Carrara e da una collezione privata.

Il dialogo che si instaura tra le opere esposte all’interno della Casa Museo di via Gesù immersa nel cuore del quadrilatero della moda, si spinge fino ad abbracciare elementi di relazione con i canoni estetici propri della Haute couture. Questi vengono indagati per mezzo di opere i cui soggetti, avvolti in veli di plastica, assumono sembianze di modelli misteriosi ed eterei, che suggeriscono analogie tra il singolare immaginario figurativo ascoliniano e il concept visionario di Demna Gvasalia e attraverso citazioni e richiami espliciti al rosa shocking e all’Abito da sera con aragosta disegnato da Elsa Schiaparelli – in collaborazione con Salvador Dalì -, che al pari di Ascolini visse un legame profondo e autentico con la Francia e la cultura francese.

Il visitatore è così invitato a introdursi nell’eloquente dialogo instaurato tra gli ambienti museali e le opere fotografiche di Vasco Ascolini in un percorso pensato per valorizzare non solo gli scatti del fotografo reggiano ma anche le numerose opere bagattesche. Invitando a fruire gli ambienti come in una vera casa, si potrà scoprire il valore di tutti gli elementi che connotano la Casa Museo Bagatti Valsecchi – dalle ceramiche ai vetri, dagli arredi agli avori – comprendendo l’importanza delle opere che comunemente vengono etichettate come secondarie. L’esposizione pone infatti l’attenzione anche sul parallelismo che corre tra la valorizzazione di dettagli sfuggenti, operata da Vasco Ascolini mediante la selezione di precisi soggetti fotografici e la rivalutazione delle arti applicate attuata dai Bagatti Valsecchi per evocare l’immaginario rinascimentale nella dimensione più prettamente domestica.

Con questa esposizione il Museo Bagatti Valsecchi si dimostra sempre più attento ai dialoghi tra antico e contemporaneo — già insiti nell’approccio ottocentesco dei fratelli Fausto e Giuseppe Bagatti Valsecchi — e prende parte alle proposte culturali della città di Milano, ormai divenuto polo attrattivo per la fotografia, con una mostra che offre una visione esaustiva dell’opera di Vasco Ascolini, il quale, concentrandosi sull’artificio della scultura e degli spazi architettonici, restituisce una visione onirica e quasi metafisica degli ambienti della dimora.

“Con questa mostra, realizzata grazie alla partnership con la Fondazione Pasquale Battista e il Gruppo Augusta Ratio, il Museo Bagatti Valsecchi persegue l’intento di ospitare mostre temporanee in armonia con la collezione permanente raccolta dai fratelli Bagatti Valsecchi a metà Ottocento, confermando l’interesse per il collezionismo e in questo caso per la fotografia contemporanea.” – afferma Camilla Bagatti Valsecchi, presidente della Fondazione Bagatti Valsecchi – “Il percorso si snoda in tutte le sale della Casa Museo ed evoca ricordi e suggestioni tra le arti sorelle. Infatti, il nucleo di oltre settanta fotografie di Vasco Ascolini, dedicate alla statuaria antica, viene messo in dialogo con alcuni marmi, con i gessi di Antonio Canova e Bertel Thorvaldsen, alcuni dei quali provenienti dall’Accademia di Belle Arti di Carrara, e con le tele di Giorgio De Chirico, confermando la suggestione metafisica di Ascolini. Ai visitatori auguro di trovare quei dettagli nascosti che connettono le fotografie di Vasco Ascolini con Canova, Thorvaldsen, De Chirico e la nostra collezione permanente”.

“Con questa mostra il Museo Bagatti Valsecchi celebra la lunga e proficua carriera del fotografo emiliano, ponendo l’accento sulla sua produzione dedicata alla scultura antica.” – conclude Francesca Caruso, Assessore alla Cultura di Regione Lombardia – “Un lavoro, quello di Ascolini, che grazie al sapiente uso di luci e ombre, arricchisce i soggetti da lui ritratti di nuovi significati, in un’atmosfera senza tempo. Nel rendere omaggio all’opera del fotografo mi unisco, in quanto Assessore alla Cultura di Regione Lombardia, al Museo Bagatti Valsecchi, una delle Case Museo di Milano riconosciute dalla Regione, il cui grande patrimonio culturale restituisce non solo una puntuale rappresentazione del collezionismo di fine XIX secolo, ma anche uno spaccato della società milanese dell’epoca.  Attraverso i suoi musei riconosciuti, la Lombardia cerca sempre di più di dare voce a nuove sinergie tra antico e contemporaneo, attraverso esposizioni temporanee ed installazioni di artisti, fotografi e designer. Sono lieta di constatare come il sostegno di Regione Lombardia consenta alla Fondazione Bagatti Valsecchi di porsi come un esempio virtuoso di promozione e valorizzazione culturale anche in questo campo”.

Accompagna la mostra un catalogo edito da Sagep Editori con contributi di Antonio D’Amico, Luca Carnicelli, Eugenio Bitetti, Aurora Ghezzi, Moira Mascotto, direttrice del Museo Gypsotheca Antonio Canova di Possagno

AL FEMMINILE

Il Museo Bagatti Valsecchi si cimenta per la prima volta in una avvincente produzione teatrale: Le lacrime amare di Petra von Kant, nata come pièce nel 1971 e poi trasposta nella versione cinematografica nel 1972 dallo stesso regista Rainer Werner Fassbinder.

Per la prima volta a Milano un museo produce uno spettacolo teatrale che vedrà il suo debutto nel Salone d’Onore della Casa Museo il 28 settembre 2023.

La storia della stilista Petra von Kant è un dramma sull’amore tutto al femminile. Una storia scritta più di cinquant’anni fa, ma dalle dinamiche estremamente attuali, che affronta il tema della dipendenza affettiva e del potere. Petra, donna emancipata e volitiva, si innamora perdutamente di Karin, aspirante modella: nel corso della pièce, i ruoli si ribaltano fino a che, da figura dominante, Petra si ritrova schiava dei suoi stessi desideri.

Gli ambienti del Museo, tra casa privata e spazio espositivo, sono il luogo ideale per ospitare questo racconto che ha luogo proprio all’interno di un appartamento, dove il pubblico abita lo stesso spazio scenografico delle attrici e ne segue tutti i movimenti da vicino, riducendo così la separazione classica tra palcoscenico e platea.

“Io credo che ogni essere umano” – afferma Petra – “per come è fatto, ha bisogno di un altro essere, eppure… non ha imparato a stare assieme a un altro”. Riflessioni queste che ci immergono nei sentimenti e nelle problematiche del quotidiano e che vengono sublimate dal fatto di essere messe in scena proprio all’interno di un Museo, come racconta Eliana Miglio. Milanese di nascita, torna dopo tanti anni al suo primo amore, il teatro, e lo fa proprio nella città dove è nata: “Il Museo Bagatti Valsecchi ci aiuta a riscoprire una pietra preziosa qual è il testo di Fassbinder; ambientare la pièce nel suo salone d’onore ci fa subito capire che siamo di fronte a qualcosa di artistico e creativo; come in un tableaux vivant, il Museo potenzia e amplifica la personalità dei personaggi”.

A proposito del testo, la regista Camilla Brison afferma: “Le lacrime amare di Petra von Kant è una storia d’amore. Definirlo dramma, melodramma o commedia è ininfluente se ci si pensa bene. Come ogni storia d’amore nasce, cresce e finisce. Per alcuni questo arco riassume la bellezza dell’amore, per altri è una verità insostenibile. Per noi che abbiamo dovuto mettere le mani in pasta, è soltanto come le cose si svolgono tra Karin e Petra. Non siamo andate a caccia del carnefice e della vittima. Ci siamo soprattutto chieste: come ama questo personaggio? E come ama quest’altro? Partendo sempre dal presupposto che se un qualche tipo di relazione intercorre tra due persone, se esiste quindi una relazione, esiste l’amore, un qualche tipo d’amore. Il risultato non lo conosciamo; il risultato è probabilmente agli occhi del pubblico una dinamica di potere e un gioco di ruolo, ma se si lascia scorrere lo sguardo oltre all’utilitarismo apparente dei due personaggi ci si accorge che siamo di fronte a due esseri che cercano disperatamente di capirsi e non ci riescono. Soprattutto, quando non riescono a capirsi, vanno oltre. Questo è il vero dramma, ed è anche la cosa per me più affascinante del testo. Fassbinder mostra tutta la fragilità dei personaggi per poi mostrarcene la capacità di recupero, di cambiare pagina. Infatti questi personaggi cambiano, cambiano tantissimo da una scena all’altra. Petra è cinica e un momento dopo si innamora, è innamorata pazza e un momento dopo è disperata; è disperata e un momento dopo risoluta e poi ancora innamorata e così via. Guardando queste due donne che si conoscono, si amano e si tradiscono dovremmo chiederci: chi di noi pensa di essere egoista quando ama? Nessuno di noi lo affermerebbe apertamente. Così Petra vuole sì disperatamente Karin per sé, ma è convinta di amarla. Così Karin difende disperatamente la propria libertà, ma è convinta di amare Petra. E allora viene spontaneo domandarsi: chi siamo quando amiamo?”.

Per la produzione di questo spettacolo teatrale il Museo Bagatti Valsecchi si è avvalso di un intreccio virtuoso di collaborazioni, cercando di riscoprire ed esaltare le professionalità che ruotano intorno al teatro, che possono essere di grande interesse per i giovani che si affacciano al mondo del lavoro.

La partnership con l’ACCADEMIA IUAD di Napoli e Milano nasce proprio con questo spirito: mettere al centro di una produzione teatrale le competenze degli studenti che si sono cimentati nell’ideazione e nella creazione dei costumi di scena delle due attrici seguiti e coordinati dalla regista Camilla Brison e dai loro docenti. Così facendo il Museo Bagatti Valsecchi persegue l’intento dei fondatori, i fratelli Fausto e Giuseppe, che hanno dato fondamentale rilievo alla creatività a loro contemporanea dando vita a una originalissima interpretazione del Rinascimento. Esaltando le competenze degli studenti, proprio come accadeva in casa Bagatti Valsecchi, la regista Camilla Brison ha lavorato con i giovani creativi dell’ACCADEMIA IUAD. Dopo lo studio e varie riflessioni sul testo, sono nati i bozzetti degli abiti, frutto di un lavoro collettivo tra gli studenti di Napoli e Milano. Gli abiti sono poi stati realizzati dagli stessi studenti che hanno così potuto seguire l’intero iter di una produzione teatrale classica, avvicinandosi ad una professione che dialoga con la moda e che può essere a poco a poco riscoperta.

Grazie a questo spettacolo il Museo Bagatti Valsecchi rafforza la collaborazione con SCAVIA, marchio prestigioso di gioielli in tutto il mondo, creati con la cura dei dettagli e l’esaltazione dei materiali preziosi. Proprio per esaltare l’identità della protagonista e il suo ruolo nel mondo della moda e del lusso, Eliana Miglio, che veste i panni di Petra, indosserà durante lo spettacolo alcune affascinanti creazioni di Scavia.

Prosegue la collaborazione con Rocca di Frassinello, i cui vini saranno tra i protagonisti dello spettacolo, e con cui tutti i visitatori potranno brindare a inizio serata.

L’impegno del Museo Bagatti Valsecchi non si ferma qui e, dopo il debutto a Milano, sta già lavorando per portare Le lacrime amare di Petra von Kant in giro per l’Italia

VISIONI

Il Museo Bagatti Valsecchi e la Fondazione Pasquale Battista, con il sostegno del Gruppo Augusta Ratio S.p.A., SILGAS e K&L Gates, il patrocinio della Regione Lombardia, del Comune di Milano e dell’Institut français di Milano, e in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Carrara, presentano dal 16 giugno al 3 dicembre 2023 la prima mostra milanese dedicata al fotografo Vasco Ascolini dal titolo Visioni Metafisiche. Vasco Ascolini incontra Canova, Thorvaldsen e De Chirico, a cura di Antonio D’Amico e Luca Carnicelli.

Il percorso di visita si snoda all’interno delle sale museali dove si potrà ammirare una selezione di oltre settanta tra gli scatti più significativi di Ascolini, dedicati ad elementi statuari, proposti come frammenti scultorei che animano, con la loro immobilità, contesti desolati. Tema caro all’artista fin dai primi anni Ottanta, quando iniziò a immortalare architetture isolate sospese nel tempo, caratterizzate da metafisici spazi alienati.

I dialoghi metafisici sono il focus di questa mostra: il cosmo fotografico di Ascolini si pone in relazione con le tele di Giorgio de Chirico attraverso scatti che enfatizzano una dimensione atemporale scandita da bianchissime sculture marmoree e immensi spazi disabitati. Le opere del fotografo reggiano dialogano pertanto con L’Autoritratto di De Chirico e L’Autoritratto in gesso di Canova proveniente dall’Accademia di Belle Arti di Carrara, con L’aragosta del 1922 e con una Piazza d’Italia dove si scorgono il silenzio imperante di una scultura sdraiata al centro della piazza e architetture desolate.

La dialettica è arricchita da suggestivi modelli e calchi in gesso dei maestri del Neoclassicismo, come quelli di Antonio Canova e Bertel Thorvaldsen, le cui opere provengono dalle collezioni della Gipsoteca dell’Accademia di Belle Arti di Carrara e da una collezione privata.

Il dialogo che si instaura tra le opere esposte all’interno della Casa Museo di via Gesù immersa nel cuore del quadrilatero della moda, si spinge fino ad abbracciare elementi di relazione con i canoni estetici propri della Haute couture. Questi vengono indagati per mezzo di opere i cui soggetti, avvolti in veli di plastica, assumono sembianze di modelli misteriosi ed eterei, che suggeriscono analogie tra il singolare immaginario figurativo ascoliniano e il concept visionario di Demna Gvasalia e attraverso citazioni e richiami espliciti al rosa shocking e all’Abito da sera con aragosta disegnato da Elsa Schiaparelli – in collaborazione con Salvador Dalì -, che al pari di Ascolini visse un legame profondo e autentico con la Francia e la cultura francese.

Il visitatore è così invitato a introdursi nell’eloquente dialogo instaurato tra gli ambienti museali e le opere fotografiche di Vasco Ascolini in un percorso pensato per valorizzare non solo gli scatti del fotografo reggiano ma anche le numerose opere bagattesche. Invitando a fruire gli ambienti come in una vera casa, si potrà scoprire il valore di tutti gli elementi che connotano la Casa Museo Bagatti Valsecchi – dalle ceramiche ai vetri, dagli arredi agli avori – comprendendo l’importanza delle opere che comunemente vengono etichettate come secondarie. L’esposizione pone infatti l’attenzione anche sul parallelismo che corre tra la valorizzazione di dettagli sfuggenti, operata da Vasco Ascolini mediante la selezione di precisi soggetti fotografici e la rivalutazione delle arti applicate attuata dai Bagatti Valsecchi per evocare l’immaginario rinascimentale nella dimensione più prettamente domestica.

Con questa esposizione il Museo Bagatti Valsecchi si dimostra sempre più attento ai dialoghi tra antico e contemporaneo — già insiti nell’approccio ottocentesco dei fratelli Fausto e Giuseppe Bagatti Valsecchi — e prende parte alle proposte culturali della città di Milano, ormai divenuto polo attrattivo per la fotografia, con una mostra che offre una visione esaustiva dell’opera di Vasco Ascolini, il quale, concentrandosi sull’artificio della scultura e degli spazi architettonici, restituisce una visione onirica e quasi metafisica degli ambienti della dimora.

“Con questa mostra, realizzata grazie alla partnership con la Fondazione Pasquale Battista e il Gruppo Augusta Ratio, il Museo Bagatti Valsecchi persegue l’intento di ospitare mostre temporanee in armonia con la collezione permanente raccolta dai fratelli Bagatti Valsecchi a metà Ottocento, confermando l’interesse per il collezionismo e in questo caso per la fotografia contemporanea.” – afferma Camilla Bagatti Valsecchi, presidente della Fondazione Bagatti Valsecchi – “Il percorso si snoda in tutte le sale della Casa Museo ed evoca ricordi e suggestioni tra le arti sorelle. Infatti, il nucleo di oltre settanta fotografie di Vasco Ascolini, dedicate alla statuaria antica, viene messo in dialogo con alcuni marmi, con i gessi di Antonio Canova e Bertel Thorvaldsen, alcuni dei quali provenienti dall’Accademia di Belle Arti di Carrara, e con le tele di Giorgio De Chirico, confermando la suggestione metafisica di Ascolini. Ai visitatori auguro di trovare quei dettagli nascosti che connettono le fotografie di Vasco Ascolini con Canova, Thorvaldsen, De Chirico e la nostra collezione permanente”.

“Con questa mostra il Museo Bagatti Valsecchi celebra la lunga e proficua carriera del fotografo emiliano, ponendo l’accento sulla sua produzione dedicata alla scultura antica.” – conclude Francesca Caruso, Assessore alla Cultura di Regione Lombardia – “Un lavoro, quello di Ascolini, che grazie al sapiente uso di luci e ombre, arricchisce i soggetti da lui ritratti di nuovi significati, in un’atmosfera senza tempo. Nel rendere omaggio all’opera del fotografo mi unisco, in quanto Assessore alla Cultura di Regione Lombardia, al Museo Bagatti Valsecchi, una delle Case Museo di Milano riconosciute dalla Regione, il cui grande patrimonio culturale restituisce non solo una puntuale rappresentazione del collezionismo di fine XIX secolo, ma anche uno spaccato della società milanese dell’epoca.  Attraverso i suoi musei riconosciuti, la Lombardia cerca sempre di più di dare voce a nuove sinergie tra antico e contemporaneo, attraverso esposizioni temporanee ed installazioni di artisti, fotografi e designer. Sono lieta di constatare come il sostegno di Regione Lombardia consenta alla Fondazione Bagatti Valsecchi di porsi come un esempio virtuoso di promozione e valorizzazione culturale anche in questo campo”.

Accompagna la mostra un catalogo edito da Sagep Editori con contributi di Antonio D’Amico, Luca Carnicelli, Eugenio Bitetti, Aurora Ghezzi, Moira Mascotto, direttrice del Museo Gypsotheca Antonio Canova di Possagno.

TEATRO DELLA LUCE

Tornano le grandi mostre ai Musei civici “Gian Giacomo Galletti” in Palazzo San Francesco a Domodossola con un’esposizione dedicata alla luce nell’arte tra Seicento e Novecento, un percorso che dal lume di candela arriva alla rivoluzione della luce elettrica. Tiziano, Van Dyck, Ippolito Caffi, Gaetano Previati e Renoir sono solo alcuni dei grandi nomi degli artisti in mostra che dal 21 luglio 2023 al 7 gennaio 2024.

La luce è la protagonista indiscussa di questa esposizione, ricercata e analizzata nelle diverse declinazioni che nei secoli gli artisti, tra l’Italia e le Fiandre e tra il Seicento e il Novecento, hanno immortalato sulla tela: una luce che è anche testimone dello scorrere del tempo e che viene indagata nella sua portata tecnologica, viaggiando tra rappresentazioni di paesaggi e visioni a lume di candela fino ad arrivare alla luce elettrica, l’artificio luminoso che proprio nella Val d’Ossola trova la sua consacrazione in quanto territorio ideale per la costruzione delle centrali idroelettriche.

Sono quarantacinque le opere in mostra, di cui 13 sono un eccezionale prestito di Banco BPM, che si snodano all’interno delle navate di Palazzo San Francesco in un allestimento pensato e realizzato dall’architetto e light designer Matteo Fiorini di Studio Lys; un innovativo percorso luminoso che utilizza anche i materiali dell’Ossola, come la pietra di serizzo, e che accompagna il visitatore in una ‘meditazione’ guidata per gli occhi e per la mente, consentendogli di immergersi in una quinta scenica dove la luce fa da padrona.

Nella prima sezione si incontrano i dipinti “a lume di candela”, affascinanti scene di genere dove l’attenzione è direzionata sulla resa della fonte luminosa sprigionata dalle candele o dai tizzoni. Una ricerca questa che ha attraversato i secoli ed è così che le raffinate tele di artisti seicenteschi fiamminghi come Gherardo delle Notti, Adam de Coster e Trophime Bigot dialogano con il sorprendente Contadino che accende una candela con un tizzone ardente, realizzato da Angelo Inganni nel 1850 e proveniente dalla collezione della Fondazione Cariplo, ma anche con una silente Natura morta di Giorgio de Chirico che restituisce un valore simbolico della luce nel Novecento.

Cuore della mostra è l’artificio teatrale della luce che viene esaltata da artisti che sono protagonisti assoluti della scena sacra tra fine Cinquecento e Ottocento, intensificando i sentimenti e il pathos delle storie che vengono narrate. Si potrà ammirare, tra gli altri, l’intenso Cristo morto sorretto dagli angeli di Paolo Piazza, uno dei capolavori che giungono dalla collezione di Banco BPM, il suggestivo e struggente capolavoro della Deposizione di Cristo nel sepolcro di Tiziano proveniente dalla Pinacoteca Ambrosiana di Milano e, tra gli altri, il caravaggesco Cristo alla colonna di Mattia Preti di collezione privata. Il percorso continua con la sezione dedicata alla luce nella natura, soprattutto nel paesaggio lacustre e montano, dove si evidenziano le varie fasi della giornata e l’alternarsi delle stagioni ammirando opere di artisti ottocenteschi come Ippolito Caffi, Domenico Induno e Angelo Morbelli e si trovano anche grandi tele dedicate al paesaggio ossolano, esposte per la prima volta, in cui i riflessi dell’acqua riproducono le luci tipiche della vallata. Questa sezione si arricchisce di due capolavori: l’affascinante Panni al sole, uno dei più importanti dipinti divisionisti di Pellizza da Volpedo, custodito in collezione privata, e Le lavandaie a Cagnes di Pierre-Auguste Renoir; si svelano agli occhi dei visitatori due opere della storia dell’arte italiana ed europea che restituiscono il valore della luce naturale in maniera sorprendente.

Proseguendo è possibile riscoprire la valenza evocativa della luce in un gruppo di opere dell’Ottocento e del Novecento: una luce drammatica, come quella che emana La morte di Cleopatra, dipinta da Achille Glisenti e custodita ai Musei Civici di Brescia, una luce portavoce di emozioni visibile nelle tele di Gaetano Previati, Giovanni Sottocornola e Giuseppe Mascarini, ma anche una luce dai significati reconditi come quella che si incontra, ad esempio, in Soccorso ad un rovescio di fortuna di Giuseppe Molteni. La luce plasma i corpi esaltandone le fattezze tra carnalità e spiritualità.

Una sezione dell’esposizione è infine dedicata alle conquiste tecnologiche più rivoluzionarie per la storia dell’uomo e che celebra così anche la storia della Val d’Ossola. In questo territorio, ideale per la costruzione delle centrali idroelettriche, sono nate alcune tra le centrali più belle e produttive, dei veri e propri gioielli di architettura del Novecento che rivivono nel materiale d’archivio di Enel Green Power. Rarissime fotografie retroilluminate, piccoli macchinari, un plastico in lamelle di legno permettono di ricostruire la storia di questi edifici così importanti per l’Ossola e per la produzione energetica del Paese.

Il gran teatro della luce è una mostra che presenta capolavori rari, difficilmente visibili al grande pubblico e che intende avvicinare i visitatori a una narrazione per immagini lontane tra loro nel tempo evidenziando il cambiamento dell’uso della luce, la sua diversa resa tecnica, ma anche come il suo valore si sia evoluto nelle varie epoche; un viaggio nel tempo e nello spazio, alla scoperta delle infinite declinazioni della luce che non smettono mai di coinvolgere e incantare l’uomo.

INEDITO

Il mese di giugno al Museo Bagatti Valsecchi si conclude con uno spettacolo teatrale inedito e rappresentato  per la prima volta: Out of the blue che va in scena nel Salone d’onore stasera 28 giugno, in collaborazione con Teatro della Cooperativa. Il testo è vincitore del XXI Premio InediTo – Colline di Torino e racconta le vicende di due coppie che abitano lo stesso appartamento a vent’anni di distanza: Marcello e David nel 2020, Camilla e Thibaut nel 2000. Entrambe le coppie hanno a che fare con la pandemia del proprio tempo: la prima con il covid, la seconda con l’AIDS. Tutti e quattro si troveranno a veder detonate le proprie certezze, la propria normalità difronte a due malattie che strappano loro l’innocenza e li costringono a fare i conti con se stessi, con il proprio partner, con il proprio mondo.

Scritto e diretto da Chicco Dossi, la performance teatrale vedrà la partecipazione di Francesco Meola, Diego Pleuteri, Cinzia Tropiano e Simone Tudda.

VISIONI METAFISICHE

Dallo scorso venerdì al Museo Bagatti Valsecchi la prima mostra milanese dedicata al fotografo Vasco Ascolini dal titolo Visioni Metafisiche. Vasco Ascolini incontra Canova, Thorvaldsen e De Chirico, a cura di Antonio D’Amico e Luca Carnicelli.

Il percorso di visita si snoda all’interno delle sale museali dove si potrà ammirare una selezione di oltre settanta tra gli scatti più significativi di Ascolini, dedicati ad elementi statuari, proposti come frammenti scultorei che animano, con la loro immobilità, contesti desolati. Tema caro all’artista fin dai primi anni Ottanta, quando iniziò a immortalare architetture isolate sospese nel tempo, caratterizzate da metafisici spazi alienati.

I dialoghi metafisici sono il focus di questa mostra: il cosmo fotografico di Ascolini si pone in relazione con le tele di Giorgio de Chirico attraverso scatti che enfatizzano una dimensione atemporale scandita da bianchissime sculture marmoree e immensi spazi disabitati. Le opere del fotografo reggiano dialogano pertanto con L’Autoritratto di De Chirico e L’Autoritratto in gesso di Canova proveniente dall’Accademia di Belle Arti di Carrara, con L’aragosta del 1922 e con una Piazza d’Italia dove si scorgono il silenzio imperante di una scultura sdraiata al centro della piazza e architetture desolate.

La dialettica è arricchita da suggestivi modelli e calchi in gesso dei maestri del Neoclassicismo, come quelli di Antonio Canova e Bertel Thorvaldsen, le cui opere provengono dalle collezioni della Gipsoteca dell’Accademia di Belle Arti di Carrara e da una collezione privata.

Il dialogo che si instaura tra le opere esposte all’interno della Casa Museo di via Gesù immersa nel cuore del quadrilatero della moda, si spinge fino ad abbracciare elementi di relazione con i canoni estetici propri della Haute couture. Questi vengono indagati per mezzo di opere i cui soggetti, avvolti in veli di plastica, assumono sembianze di modelli misteriosi ed eterei, che suggeriscono analogie tra il singolare immaginario figurativo ascoliniano e il concept visionario di Demna Gvasalia e attraverso citazioni e richiami espliciti al rosa shocking e all’Abito da sera con aragosta disegnato da Elsa Schiaparelli – in collaborazione con Salvador Dalì -, che al pari di Ascolini visse un legame profondo e autentico con la Francia e la cultura francese.

Il visitatore è così invitato a introdursi nell’eloquente dialogo instaurato tra gli ambienti museali e le opere fotografiche di Vasco Ascolini in un percorso pensato per valorizzare non solo gli scatti del fotografo reggiano ma anche le numerose opere bagattesche. Invitando a fruire gli ambienti come in una vera casa, si potrà scoprire il valore di tutti gli elementi che connotano la Casa Museo Bagatti Valsecchi – dalle ceramiche ai vetri, dagli arredi agli avori – comprendendo l’importanza delle opere che comunemente vengono etichettate come secondarie. L’esposizione pone infatti l’attenzione anche sul parallelismo che corre tra la valorizzazione di dettagli sfuggenti, operata da Vasco Ascolini mediante la selezione di precisi soggetti fotografici e la rivalutazione delle arti applicate attuata dai Bagatti Valsecchi per evocare l’immaginario rinascimentale nella dimensione più prettamente domestica.

Con questa esposizione il Museo Bagatti Valsecchi si dimostra sempre più attento ai dialoghi tra antico e contemporaneo — già insiti nell’approccio ottocentesco dei fratelli Fausto e Giuseppe Bagatti Valsecchi — e prende parte alle proposte culturali della città di Milano, ormai divenuto polo attrattivo per la fotografia, con una mostra che offre una visione esaustiva dell’opera di Vasco Ascolini, il quale, concentrandosi sull’artificio della scultura e degli spazi architettonici, restituisce una visione onirica e quasi metafisica degli ambienti della dimora.

“Con questa mostra, realizzata grazie alla partnership con la Fondazione Pasquale Battista e il Gruppo Augusta Ratio, il Museo Bagatti Valsecchi persegue l’intento di ospitare mostre temporanee in armonia con la collezione permanente raccolta dai fratelli Bagatti Valsecchi a metà Ottocento, confermando l’interesse per il collezionismo e in questo caso per la fotografia contemporanea.” – afferma Camilla Bagatti Valsecchi, presidente della Fondazione Bagatti Valsecchi – “Il percorso si snoda in tutte le sale della Casa Museo ed evoca ricordi e suggestioni tra le arti sorelle. Infatti, il nucleo di oltre settanta fotografie di Vasco Ascolini, dedicate alla statuaria antica, viene messo in dialogo con alcuni marmi, con i gessi di Antonio Canova e Bertel Thorvaldsen, alcuni dei quali provenienti dall’Accademia di Belle Arti di Carrara, e con le tele di Giorgio De Chirico, confermando la suggestione metafisica di Ascolini. Ai visitatori auguro di trovare quei dettagli nascosti che connettono le fotografie di Vasco Ascolini con Canova, Thorvaldsen, De Chirico e la nostra collezione permanente”.

“Con questa mostra il Museo Bagatti Valsecchi celebra la lunga e proficua carriera del fotografo emiliano, ponendo l’accento sulla sua produzione dedicata alla scultura antica.” – conclude Francesca Caruso, Assessore alla Cultura di Regione Lombardia – “Un lavoro, quello di Ascolini, che grazie al sapiente uso di luci e ombre, arricchisce i soggetti da lui ritratti di nuovi significati, in un’atmosfera senza tempo. Nel rendere omaggio all’opera del fotografo mi unisco, in quanto Assessore alla Cultura di Regione Lombardia, al Museo Bagatti Valsecchi, una delle Case Museo di Milano riconosciute dalla Regione, il cui grande patrimonio culturale restituisce non solo una puntuale rappresentazione del collezionismo di fine XIX secolo, ma anche uno spaccato della società milanese dell’epoca.  Attraverso i suoi musei riconosciuti, la Lombardia cerca sempre di più di dare voce a nuove sinergie tra antico e contemporaneo, attraverso esposizioni temporanee ed installazioni di artisti, fotografi e designer. Sono lieta di constatare come il sostegno di Regione Lombardia consenta alla Fondazione Bagatti Valsecchi di porsi come un esempio virtuoso di promozione e valorizzazione culturale anche in questo campo”.

Accompagna la mostra un catalogo edito da Sagep Editori con contributi di Antonio D’Amico, Luca Carnicelli, Eugenio Bitetti, Aurora Ghezzi, Moira Mascotto, direttrice del Museo Gypsotheca Antonio Canova di Possagno.