Il 22 ottobre a Casa Bagatti Valsecchi “Mirabilia” viaggio tra i tesori delle Wunderkammer. Conosciute con il termine tedesco Wunderkammer, le Camere delle meraviglie erano splendide collezioni di esemplari di storia naturale, strumenti, invenzioni meccaniche, mappe geografiche, rarità archeologiche, monete, cammei e molto altro, utilizzate per fini didattici nonché come mezzo di indagine scientifica universale. Dalla scoperta dei più curiosi esemplari conservati presso la collezione Bagatti Valsecchi, si passerà all’approfondimento di alcune delle più singolari Wunderkammer destinate a raccogliere esemplari rari o bizzarri di storia naturale e artefatti.
Categoria: MEMO | Maddy Bee
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ILLUMINATE RIFLESSIONI
Museo Bagatti Valsecchi accoglie ancora una volta l’arte contemporanea e presenta la mostra Manuela Bedeschi. Illuminate riflessioni, a cura di Matteo Galbiati. L’artista vicentina utilizza il neon come principale linguaggio espressivo per questa esposizione, trasformando segni e parole in luce, materia ed esperienza sensibile. Le sue installazioni leggere e vibranti, spesso concepite come interventi site-specific, danno forma a riflessioni intime e collettive, investendo le opere di una rinnovata forza poetica ed emozionale. Nelle sale della Casa Museo Bagatti Valsecchi, i suoi interventi si intrecciano con i motti latini, l’arredo e la collezione presenti nelle varie stanze, generando un dialogo silenzioso tra memoria e contemporaneità. In questo ambiente domestico, dove ogni oggetto racconta una storia, i messaggi di luce diventano testimonianza di affetto, ricordo e relazione, suggerendo un senso del quotidiano che incontra il museo quale luogo dell’intimità e della memoria condivisa.
Il curatore Matteo Galbiati scrive: “Al Museo Bagatti Valsecchi, dove ogni innesto costituito da ciascuna opera è stato pensato, se non realizzato appositamente, e scelto con estrema attenzione e cura per questi ambienti tanto mirabili, il suo linguaggio vive di un’amplificata e maggiore relazione con il luogo, i suoi contenuti, le sue iscrizioni e le sue tradizioni. Il neon di Bedeschi accende frammenti di una storia che ritorna ad appartenerci nell’oggi: basta soffermarsi e leggere per richiamare quelle connessioni che si vivificano in un’utile pausa riflessiva. Che è, in definitiva, il vero e inevitabile momento di conoscenza da osservare sino alla fine”.
La linea direttrice perseguita da Bedeschi nell’immaginare e costruire la mostra si basa sul valore etico e morale che la parola assume all’interno del Museo Bagatti Valsecchi. Ciò si traduce nella presenza di opere inedite e site-specific, ispirate proprio ai motti latini presenti nella casa, tra le quali si cita l’installazione RESPICE FINEM, cui viene conferito uno spazio distinto dal canonico percorso di visita. Situata sulla terrazza che affaccia sul cortile interno, essa sconfina all’esterno del Palazzo, appropriandosi – in accordo con il gusto dell’artista – di uno spazio altro. Un’opera manifesto, che rimarrà esposta per tutto il 2026, pensata per attrarre lo sguardo e invitare il visitatore ad una riflessione personale.
Il percorso espositivo si snoda così, sala dopo sala, in un dialogo armonico con i differenti ambienti domestici in cui un tempo viveva la famiglia Bagatti Valsecchi.
Ogni opera di Manuela Bedeschi – parola, forma geometrica o segno – determina un significato che vale in prima istanza come immagine. Essa, caricandosi di luce, non può fare a meno di sollecitare nel visitatore delle riflessioni peculiari e intime, come spiega l’artista: “Non ci fermiamo più a guardare quello che ci circonda, le persone e soprattutto la natura, pensare alle nostre e altrui caratteristiche, sia ai problemi che a volte solo con qualche attimo di riflessione si risolvono, sia alle cose buone che aiutano il mondo. E poi soprattutto ascoltare. Quest’ultima è l’attività più in disuso verso noi stessi, gli altri e il mondo naturale che manda segnali fragorosamente rumorosi verso i quali siamo diventati totalmente sordi. Esporli a caso in luoghi non dediti a presentare arte penso che attiri di più l’attenzione perché vengono inizialmente scambiati per scritte pubblicitarie (un nuovo supermarket?), e poi quando si capisce che no, non è così, allora ci si può fermare un attimo a pensare: perché? Cosa devo pensare, guardare, ascoltare? E qualcosa affiora dalla frettolosa distrazione, e per me è già un piccolo contributo a rallentare l’indifferenza ormai diventata una pericolosa abitudine”.
NATURE
ANIMAN, piattaforma dedicata alla fotografia d’arte e a iniziative filantropiche con uno sguardo sensibile rivolto al mondo animale e naturale, presenta dal 10 ottobre al 6 dicembre 2025 a Fabbrica Eos a Milano, la mostra Dancing with Nature, progetto ideato e realizzato dal fotografo Ruggero Rosfer e a cura di Maria Vittoria Baravelli. Ventuno immagini mozzafiato di Ruggero Rosfer, rigorosamente in bianco e nero, in cui un branco di sei elefanti e due ballerini di danza classica dialogano in uno scenario incontaminato in Sudafrica, a nord di Johannesburg.
Dancing with Nature è il primo progetto prodotto da ANIMAN, fondata dalla mecenate Narghes Sorgato, che già nel nome contiene i suoi caratteri distintivi: Anima, Animal, Man, Woman. La passione per l’arte e quella per l’Africa, le hanno dato l’impulso a creare questa piattaforma che ha scelto, per il suo primo progetto, di utilizzare il linguaggio della fotografia per ispirare consapevolezza e azione, unendo creatività e impegno per preservare la bellezza e il futuro dell’habitat naturale.
Ruggero Rosfer, fotografo di moda, da sempre coltivava il sogno di realizzare un lavoro che unisse simbolicamente uomo e animale attraverso la danza, sua altra grande passione. “Considero la danza al contempo un’espressione universale di bellezza, grazia e forza, qualità che appartengono tanto all’essere umano quanto all’animale.” – racconta – “Per questo i protagonisti di Dancing with Nature sono stati un branco di elefanti – in particolare il loro capobranco, Chova, un magnifico maschio – e una coppia di ballerini classici di etnie diverse. Il confronto tra la forza fisica dell’animale e quella dell’uomo, le relazioni di amicizia e d’amore, sono i temi principali esplorati”.
RIPENSARE
Museo Bagatti Valsecchi avvia un importante progetto di studi e ricerca sulla vicenda Bagatti Valsecchi. A partire dal 25 settembre 2025 un ciclo di tre incontri aperti a tutti nelle biblioteche di Lambrate, Niguarda e Fra Cristoforo e la pubblicazione del nuovo volume di studi dal titolo Ripensare il Rinascimento. Il metodo Bagatti Valsecchi nella Milano di fine ‘800, che sarà presentato il 22 novembre nel Salone d’Onore del Museo.
Su uno dei portali d’accesso alla casa di via Gesù, sede del Museo Bagatti Valsecchi, ideata e realizzata dai fratelli Fausto e Giuseppe Bagatti Valsecchi a metà Ottocento, si legge Amicis semper libens pateboper sottolineare la volontà di rendere la dimora un luogo aperto sempre a tutti. Già nel 2024, in occasione del trentesimo anniversario dall’apertura del Museo, è nato il progetto culturale Museo oltre i confini, con attività didattiche e conferenze nelle scuole e nelle biblioteche di quartiere per portare l’identità del museo fuori dai propri spazi, facendo conoscere le attività a un pubblico sempre più vasto.
In questo ambizioso progetto di apertura, divulgazione e valorizzazione del patrimonio storico-artistico del Museo Bagatti Valsecchi, si inserisce quest’ anno anche Ripensare il Rinascimento. Il metodo Bagatti Valsecchi nella Milano di fine ‘800, titolo del volume – reso possibile grazie al prezioso contributo di Regione Lombardia – attraverso saggi firmati da studiosi e rappresentanti di importanti istituzioni accademiche e museali, offre nuova linfa agli studi sulla vicenda Bagatti Valsecchi, arricchendone e ampliandone la prospettiva di ricerca. L’obiettivo è quello di valorizzare un ricco patrimonio ancora poco indagato, offrendo nuove prospettive interpretative sulla storia del Museo e contribuendo all’avanzamento degli studi storico-artistici su scala cittadina e regionale.
ARTISTI
Domani appuntamento con Francesca Cappelletti, Direttrice della Galleria Borghese di Roma con “Artisti amici e nemici” un racconto possibile nelle sale del museo di Casa Bagatti Valsecchi. L’intervento della Prof.ssa Francesca Cappelletti esplorerà il complesso e affascinante rapporto tra mecenati e artisti, con un’attenzione particolare alle dinamiche artistiche e politiche che hanno unito il cardinale Scipione Borghese a due figure cardine dell’arte barocca: Michelangelo Merisi da Caravaggio e Gian Lorenzo Bernini. Attraverso un’analisi delle opere e delle strategie di collezionismo del cardinale, emergerà come il mecenatismo di Scipione abbia dato impulso alla creazione di capolavori destinati a trasformare il panorama artistico dell’epoca.
LIBRI
Venerdì 19 settembre alle ore 18.30 il Museo Bagatti Valsecchi ospita la presentazione del volume di Andrea Giuseppe Cerra Siete contente di essere donna? Esperienze di filantropia e istituzioni femminili nel Meridione d’Italia (XIX-XX sec.), edito da Rubbettino e con prefazione di Stefania Mazzone.
Il volume indaga il ruolo delle donne nelle pratiche filantropiche, educative e cooperative nel Sud Italia tra Ottocento e Novecento, restituendo un’immagine viva e consapevole della loro azione emancipatrice.
Così, dalla Legione delle Pie Sorelle, quale peculiare istituzione educativa, ad alcune esperienze significative dell’Ottocento borbonico in Sicilia, in funzione dell’istruzione e del lavoro femminili, in un continuo confronto tra pratiche e istituzioni, fino alle cooperative di donne di fine ’800 e inizi ’900 in Puglia, il filo conduttore della ricerca si snoda attraverso un contrappunto tra locale e globale, comprese le esperienze formative estere delle donne della filantropia patriottica, liberale e socialista del Meridione d’Italia.
L’autore Andrea Giuseppe Cerra, collaboratore de La Repubblica Milano e ispettore onorario per l’arte contemporanea della Regione Siciliana, commenta così il libro: “Intendo offrire un contributo alla rilettura storiografica del ruolo delle donne nel Mezzogiorno, attraverso la valorizzazione delle tracce che le stesse hanno lasciato. Alcune tradizioni storiografiche hanno ritenuto tema non centrale il rapporto fra donne, istruzione e lavoro nel Mezzogiorno e in particolare in Sicilia; al contrario si tratta di questione meritevole di interesse, che ha visto la presenza di nuovi studi solo nel recente passato (come quelli di Silvana Raffaele e Cettina Laudani), e ciò induce anzitutto ad approfondire la questione del “silenzio delle fonti”, ossia i limiti di una storiografia che, troppo di frequente, ha restituito una lettura “tutta al maschile” delle dinamiche politiche e socioeconomiche e, laddove si è interessata al genere femminile, l’ha fatto avendo come unici riferimenti ermeneutici la famiglia, la maternità e la religione”.
Cerra ne parlerà in occasione della presentazione con Maria Fratelli, Dirigente Unità Progetti Speciali e Direttrice della Fabbrica del Vapore e del CASVA – Comune di Milano, Paola Coppola, responsabile delle pagine “Cultura e Spettacoli” de La Repubblica, edizione di Milano e Sara Zanisi, Direttrice Generale dell’Istituto Nazionale Ferruccio Parri.
TORNANO
Dopo la pausa estiva i cortili storici del Museo il 21 settembre ospiteranno lo spettacolo Litigar Danzando di Giacomo Poretti, attore, comico, sceneggiatore e regista, nonché membro del celebre trio Aldo, Giovanni e Giacomo. Poretti e la psicoterapeuta Daniela Cristofori proveranno a spiegare (cercando d’imparare) l’arte del litigio, attraverso la lettura di brani divertenti alternati a interventi comici, in una spassosissima serata tra il reading e lo spettacolo. Si litiga per la politica, per il calcio, per il film più bello di sempre, per la musica; si litiga con chiunque, con la mamma, con gli amici, con quello in coda al semaforo. Si litiga soprattutto con la moglie o il marito.
Filo conduttore che quest’anno ha ispirato il cartellone di Stasera al Museo – Le vie dell’amicizia – è la frase latina Amicis semper libens patebo, che i fratelli Fausto e Giuseppe Bagatti Valsecchi a metà Ottocento hanno voluto iscrivere su uno dei portali d’accesso della Casa di via Gesù. La volontà dei due baroni milanesi era chiara allora e lo è ancora oggi: che il Museo sia un luogo aperto a tutti, senza eccezioni. Ogni ospite porta con sé la scoperta di un incontro, donando un’esperienza significativa e insieme nuove e stimolanti vie di riflessione.
Proprio per stimolare l’incontro e il confronto, il pubblico avrà la possibilità di intrattenersi prima degli spettacoli con un piacevole aperitivo offerto da diversi partner del Museo, per conoscere alcune eccellenze del food and beverage italiano, con l’intento di sentirsi accolti come a casa, in un piacevole momento di bellezza, immersi nell’arte.
COLLEZIONI
Labirinto della Masone per l’autunno 2025 presenta la mostra Knock Knock Knock. Guardiani di ferro dalla collezione Cesati a cura di Alessandro Cesati e Fondazione Franco Maria Ricci. Dal 14 settembre 2025 e al 6 gennaio 2026, i visitatori saranno guidati alla scoperta di una collezione unica al mondo di picchiotti da porta, più comunemente conosciuti come battenti o batacchi.
A dialogare con i manufatti esposti saranno le immagini di porte ritratte dal fotografo Massimo Listri, a rafforzare l’idea che lega i battenti antichi al concetto di limite, passaggio o confine.
Una inedita “camera delle meraviglie”, carica di suggestioni e significati. Attraverso i testi di Stefano Salis – che accompagnano la mostra – si esplorerà il tema del “varco fisico” e “varco simbolico”: tema più che mai pertinente nel mondo di oggi, e allo scoccare dei 10 anni dall’apertura del Labirinto della Masone, esso stesso emblema di un continuo attraversamento tra interiorità e mondo esterno. Per qualche mese queste opere, sospese tra arte decorativa e mistero, popoleranno le sale del Museo che ospita la collezione d’arte di Franco Maria Ricci, l’editore visionario conosciuto in tutto il mondo per il suo amore per l’insolito, il meraviglioso, l’enigmatico e i percorsi meno battuti della Storia dell’Arte.
Insieme alle serrature e alle chiavi, i “picchiotti” sono oggetti di estrema complessità esecutiva, in cui vengono raggiunti i più alti livelli estetici nell’ambito della lavorazione del ferro, materiale nobilitato grazie alla sorprendente abilità di artefici – quasi sempre ignoti – capaci di forgiare pezzi unici in cui perizia esecutiva, funzionalità e alto valore simbolico si uniscono per creare vere e proprie opere d’arte. Non per caso nell’ambito del collezionismo di oggetti in ferro, i battenti da porta occupano da sempre un ruolo significativo con presenze di rilievo nelle più importanti raccolte pubbliche e private, come il Museo Le Secq des Tournelles di Rouen, il Victoria & Albert Museum di Londra, le Civiche Raccolte d’arte del Museo del Castello di Milano, ma anche numerose collezioni private americane ed europee, fra cui la celebre collezione Mylius.
I picchiotti in mostra fanno parte della collezione Cesati: 65 esemplari tutti in ferro, prodotti principalmente in Italia e in Spagna, ma anche in Francia, Austria e Germania, in un arco temporale compreso fra il XIV ed il XVIII secolo, selezionati da una raccolta molto più ampia, frutto di una lenta e attenta ricerca condotta negli ultimi cinquant’anni.
EXTRA
Inaugura oggi una mostra nella mostra: da una parte il reperto medievale, non opera d’arte ma opera culturale con la sua tangibilità e valore storico, dall’altra parte le opere d’arte contemporanea, vive, che in un percorso di similitudini e intrecci non uniformi che danno vita a una lettura alternativa e non granitica delle forme e della storia, in un mosaico di percorsi imprevedibili.
Segni antichi/Visioni contemporanee è l’ultimo progetto di Fondazione Perugia che dopo le mostre dedicate ad Antonio Canova, al confronto tra Perugino-Burri e alla riflessione sul tema Natura/Utopia, presenta un’originale proposta espositiva per far dialogare l’antico e il contemporaneo in una mostra che può essere anche considerata doppia, poiché indaga il rapporto tra immagine e segno, icona e parole.
A cura di Marco Tonelli, l’idea di questa mostra nasce nel 2024 quando Fondazione Perugia acquisisce una selezione dalla Collezione Albertini consistente in circa 1700 copertine in pergamena datate tra il XIII e il XV secolo. Si tratta di pregiati rivestimenti documentali, finemente decorati e dipinti su copertine di pergamena che avvolgevano antichi registri comunali, notarili e amministrativi, appartenuti a podestà, capitani del popolo, giudici e sindaci del Comune di Perugia: all’interno di esse compaiono elenchi, testi, annotazioni di carattere giudiziario quali testimonianze di accuse, resoconti di danneggiamenti a colture e bestiame, registri di approvvigionamenti e distribuzione di derrate alimentari.
Su una pergamena in particolare compare la parola Extraordinariorum, che proviene dal termine latino di età imperiale cognitio extra ordinem a indicare norme giuridiche fuori dagli schemi tradizionali e passato poi nell’uso della lingua corrente per descrivere qualcosa di non consueto, inaspettato, eccezionale. Da qui l’idea di realizzare qualcosa appunto di extra-ordinario come l’accostamento di una selezione di circa 100 tra le pergamene con più di 40 opere di 18 artisti italiani e internazionali contemporanei, secondo criteri a volte molto stringenti, altri solo evocativi, altri ancora iconografici o tipologici se non tematici e materici o che mettono in relazione parola e immagine, intendendo l’immagine come parola, rebus visivo o figura parlante.
“Con EXTRA Fondazione Perugia riafferma il proprio impegno nella tutela e valorizzazione del patrimonio storico, ma anche nella costruzione di nuovi linguaggi, di nuove visioni, capaci di restituire senso e vitalità alla memoria, rendendola patrimonio vivo” – dice Alcide Casini, Presidente Fondazione Perugia.
TRANSITUM
Museo Bagatti Valsecchi e BUILDING presentano il nuovo capitolo di Transitum, mostra personale dell’artista Fabrizio Cotognini a cura di Marina Dacci, che prende forma tra le sale della casa museo dal 20 giugno.
L’esposizione, parte di un progetto diffuso in tre sedi della città di Milano – BUILDING GALLERY, Galleria Moshe Tabibnia e Museo Bagatti Valsecchi –, trova nella casa museo di via Gesù un capitolo particolarmente evocativo. 13 opere di Cotognini si intrecciano con la collezione neorinascimentale della dimora storica, generando un dialogo fitto di rimandi visivi e concettuali. Il Museo Bagatti Valsecchi interpreta il linguaggio di Transitum, offrendo una prospettiva inedita e intimamente coerente con la poetica dell’artista.
In particolare, la mostra propone 12 microfusioni in bronzo, dal titolo Hybridatio Mundi (2024-2025), raffiguranti piccoli uccelli. Realizzate con singolare perizia tecnica e cariche di significato simbolico, queste opere rimandano ai temi ricorrenti della trasformazione e della metamorfosi richiamanti le esposizioni già in corso nelle sedi di BUILDING GALLERY (in mostra fino al 19 luglio 2025) e Galleria Moshe Tabibnia (visibile fino al 5 luglio 2025).
Ad arricchire ulteriormente il percorso espositivo è presentato anche un libro d’artista, intitolato How to Explain to Birds that the Sun Belongs to Everyone (2020), oggetto rivelatore del metodo di lavoro di Cotognini, in cui si intrecciano, senza soluzione di continuità, immagini e annotazioni scritte che restituiscono ai visitatori un’esperienza immersiva e intima del suo processo creativo.