GIOVANI NEET

Per la prima volta in Italia un ente pubblico e uno privato uniscono le forze, le energie e le risorse per intercettare, accompagnare e rilanciare il percorso di vita e di crescita professionale di migliaia di giovani lombardi, oggi a rischio di esclusione sociale e economica.

Sono ragazzi e ragazze che non studiano, non lavorano e non sono coinvolti in percorsi formativi. In Italia sono oltre un milione, in Lombardia circa 150.000.

L’intesa è stata siglata da Simona Tironi, assessore all’Istruzione, Formazione e Lavoro di Regione Lombardia e Giovanni Azzone, presidente Fondazione Cariplo.

Obiettivo della collaborazione non è solo prevenire l’esclusione sociale, ma anche riattivare chi si trova già nella condizione di Neet, attraverso la realizzazione di interventi congiunti: nelle scuole, per intercettare precocemente i segnali di abbandono; nei territori, per costruire percorsi personalizzati di reinserimento nel mercato del lavoro, con azioni concrete volte ad aumentare le opportunità occupazionali.

L’iniziativa prevede l’attivazione di percorsi personalizzati di orientamento, formazione e inserimento lavorativo, con particolare attenzione ai territori più fragili; la creazione di reti territoriali di presa in carico, che coinvolgeranno scuole, enti di formazione, imprese e servizi sociali; e l’introduzione di metodologie educative e formative innovative, attraverso laboratori esperienziali, attività pratiche e percorsi di mentoring individuale, per rafforzare le competenze, la motivazione e l’autonomia dei giovani coinvolti.

Non solo: Regione e Fondazione, per contrastare il fenomeno dei Neet e favorirne l’inclusione e la riattivazione, intendono inoltre promuovere nuove reti multi-attore e rafforzare quelle che già operano a fianco dei giovani, sostenendole nel tempo e aiutandole a lavorare meglio insieme.

Al centro c’è l’idea che nessuno possa risolvere il problema da solo, ma che sia necessario fare sistema, mettere in comune conoscenze, competenze, strumenti e visioni. Per coordinare tutto questo nascerà un tavolo permanente: una cabina di regia condivisa, che avrà il compito di guidare, monitorare e aggiornare le azioni, valutandone l’impatto reale.

EDILIZIA GREEN

La Giunta di Regione Lombardia ha approvato – su proposta dell’assessore all’Ambiente e Clima, Giorgio Maione, di concerto con l’assessore alla Casa e Housing sociale, Paolo Franco – un accordo di collaborazione con l’Università degli Studi di Bergamo. L’obiettivo è definire percorsi di ricerca applicata nel settore edilizio volti a individuare metodi integrati di ‘Life Cycle Thinking’ (LCt), un approccio che valuta l’impatto ambientale di un prodotto lungo tutto il suo ciclo di vita. In particolare, si vuole favorire la transizione ecologica in questo comparto integrando, in un’ottica di sostenibilità, anche performance strutturali legate alla sicurezza degli edifici, tra cui il rischio sismico.

“Come delineato dalla prima legge regionale sul clima recentemente approvata dal Consiglio regionale della Lombardia – ha sottolineato Maione – l’edilizia rappresenta un settore chiave per la transizione ecologica. Con questo accordo, sosteniamo progetti per ridurre l’impronta carbonica del nostro patrimonio edilizio e per promuovere l’economia circolare. È un investimento nella ricerca e nell’innovazione, che non solo rafforza il legame con le eccellenze accademiche del nostro territorio, come l’Università di Bergamo, ma pone anche le basi per un futuro sostenibile.”

“Integrare il ‘Life Cycle Thinking’ nella progettazione – ha precisato l’assessore Franco – significa costruire edifici più efficienti, sicuri, e con un impatto ambientale ridotto. Questo accordo è frutto della collaborazione tra Regione Lombardia e Università di Bergamo: una sinergia che ha già dato prova di efficacia con il recente avvio del cantiere per il campus Montelungo Colleoni. Grazie alla formazione universitaria di nuovi professionisti, l’edilizia pubblica e sociale potrà diventare protagonista della transizione ecologica, promuovendo un modello abitativo adatto alle nuove esigenze del territorio”.

DESIGN E TRADIZIONE

“Una nuova e significativa tappa di avvicinamento verso quello che non esito definire uno degli eventi più importanti della storia sportiva del nostro Paese. Le medaglie, da sempre, sono sinonimo di Olimpiadi e rappresentano in maniera concreta il valore di una competizione davvero unica”.

Lo ha detto il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, intervenendo a Venezia, a Palazzo Balbi, dove sono state svelate le medaglie olimpiche e paralimpiche dei Giochi invernali Milano-Cortina 2026.

“Proprio come accaduto per le torce, anche le medaglie olimpiche – ha aggiunto il presidente Fontana – sono una sintesi perfetta di design e tradizione, due elementi cardine del modo di pensare di noi italiani”.

“Per scaramanzia – ha concluso il governatore della Lombardia – non aggiungo altro, ma è chiaro che l’auspicio è di vederle al collo di atleti con la divisa tricolore”.

SOSTENIBILE

“La moda lombarda non è solo sinonimo di stile e innovazione, ma anche di umanità, coraggio e seconde possibilità. È questo Prism, un’azienda milanese che dimostra come l’eccellenza possa nascere anche dal reinserimento professionale di chi ha attraversato momenti difficili, ma possiede competenze preziose. Qui, persone provenienti da percorsi di fragilità – migranti, ex detenuti, donne in difficoltà, persone con disabilità – trovano un’occasione concreta per rimettersi in gioco, attraverso la formazione e il lavoro”. Lo ha dichiarato Barbara Mazzali, assessore al Turismo, Marketing Territoriale e Moda di Regione Lombardia, al termine della visita presso Prism, impresa benefit che opera nel cuore di Milano.

Prism è molto più di una realtà solidale: è una vera impresa della moda, altamente professionale e fondata su una visione contemporanea, inclusiva e sostenibile. Con 20 dipendenti provenienti da tutto il mondo, realizza capi di alta qualità attraverso l’upcycling e il riciclo creativo di materiali e abiti invenduti, combinando l’artigianalità italiana con l’innovazione dei processi.
“La forza di Prism – ha aggiunto Mazzali – sta nella capacità di trasformare non solo i tessuti, ma anche le storie. Qui le persone non vengono scelte per compassione, ma per il loro talento e la voglia di ricominciare. È questo il volto più autentico e visionario della moda lombarda”.

L’azienda ha sviluppato una serie di servizi che la rendono un punto di riferimento nel settore: produzione conto terzi per brand nazionali e internazionali, mantenendo alti standard di qualità; repairing Hub, il primo servizio in Italia di riparazione sartoriale in-store per i partner del fashion; progetti EPR (Extended Producer Responsibility), e upcycling, in collaborazione anche con università, per ridare vita agli scarti tessili. E ancora debranding e disassembly, per smontare e rigenerare i capi, creando nuove collezioni sostenibili. Un’ultima, significativa nota: a fine giornata, dopo l’orario di lavoro, all’interno dell’azienda parte un corso serale di lingua italiana per i dipendenti stranieri. Un gesto semplice ma potente che racconta un’idea di impresa come comunità, dove il lavoro è anche crescita, riscatto e integrazione.
“È questo – ha concluso Mazzali – il tipo di eccellenza che vogliamo sostenere: fatta di mani sapienti, storie forti e materiali rigenerati. Perché la moda lombarda guarda al futuro, ma senza dimenticare nessuno”.

CITTÀ CHE SALE

Fabbrica del Vapore e Scalpendi presentano Milano città che sale: la prima mostra a episodi dedicata a celebrare lo spirito e la vitalità della città di Milano. Dal 14 luglio 2025 al 18 gennaio 2026, un viaggio unico che rende omaggio alla metropoli che, nel corso dei decenni, ha accolto menti brillanti e realtà sociali diverse, intrecciando connessioni che hanno plasmato una visione progettuale di respiro internazionale.

La mostra è composta da sette episodi/esposizioni, ciascuno della durata di 21 giorni, che raccontano insieme questa straordinaria storia collettiva. Attraverso il racconto del contributo di sette figure e movimenti emblematici dagli anni ’40 a oggi, “Milano città che sale” svela come la città si sia costruita e sviluppata non solo sul piano intellettuale e artistico, ma anche imprenditoriale e culturale. Da Elio Vittorini a Giovanni Testori e Albe Steiner, dal Laboratorio di comunicazione militante alla Milanottanta, fino alle più recenti esperienze di Paolo Rosa e Luisa Spinatelli, ogni episodio è una tessera fondamentale di questo mosaico.

Il progetto, ideato da Scalpendi, si fonda su una rete di collaborazioni di altissimo profilo con curatori esperti e istituzioni pubbliche e private di grande prestigio come APICE (Archivi della Parola, dell’Immagine e della Comunicazione Editoriale) dell’Università degli Studi di Milano, il Museo Biblioteca dell’Attore di Genova, Fondazione Gramsci di Roma, Casa Testori di Novate, il Dams e il Centro Ricerche Attore e Divismo di Torino, l’Archivio Studio Origoni Steiner di Milano, l’Archivio Giancolombo di Milano, l’Archivio Fotografico Mondadori Portfolio, la Libreria Pontremoli di Milano, lo Studiolo Fine Art di Milano, gli Archivi di Tullio Brunone, Giovanni Columbu, Ettore Pasculli, Paolo Rosa e Luisa Spinatelli. Questa rete ha permesso di costruire un percorso scientifico rigoroso e approfondito, sviluppato con grande cura per ogni singolo episodio della mostra. L’approccio multidisciplinare e la collaborazione sinergica tra le realtà coinvolte garantiscono un’impostazione metodologica solida, che coniuga rigore accademico e capacità di narrare in modo coinvolgente e innovativo il tema dell’evento.

L’allestimento della mostra a episodi rappresenta l’esito di un percorso progettuale che, pur nella sua apparente semplicità, si distingue per una rigorosa attenzione a ogni dettaglio, studiato per amplificare e sostenere con coerenza l’identità narrativa dell’evento. I progettisti Paolo Volpato e Monica Vittucci, lavorando in stretta collaborazione con Scalpendi, hanno dato vita a un sistema espositivo integrato e coerente — che comprende tavoli, segnaletica e pannelli informativi — concepito per garantire un’esperienza di visita chiara, fluida e di altissimo livello istituzionale, capace di coinvolgere emotivamente il pubblico senza mai perdere di vista la precisione scientifica alla base dell’evento. Un focus particolare è stato posto sulla realizzazione dei tavoli espositivi, creati su misura per ospitare le opere e garantirne una fruizione completa da ogni prospettiva, conferendo loro una nuova dimensione visiva e tattile. Questo obiettivo è stato raggiunto grazie alla sinergia con EFGROUP di Bologna, realtà d’eccellenza il cui know-how tecnico ha reso possibile trasformare in realtà un’idea innovativa e funzionale. I tavoli, insieme a una grafica studiata ad hoc, realizzata con rigore e rapidità dalla Dardanelli di Calenzano (Fi), entrano in un dialogo armonico con lo spazio espositivo, esaltando la suggestiva struttura storica della Fabbrica del Vapore. I progettisti Monica Vittucci e Paolo Volpato, lavorando in stretta collaborazione con il team curatoriale, hanno dato vita a un sistema espositivo integrato e coerente — che comprende tavoli, segnaletica e pannelli informativi — concepito per garantire un’esperienza di visita chiara, fluida e di altissimo livello istituzionale, capace di coinvolgere emotivamente il pubblico senza mai perdere di vista la precisione scientifica alla base dell’evento.

Ogni mostra si concentra su una declinazione unica del tema generale, creando al contempo un dialogo continuo e coerente tra tutte le parti.

I visitatori potranno immergersi in un’esperienza multisensoriale e a 360°, grazie a una selezione di materiali originali che spaziano da documenti storici, opere scultoree, disegni, manoscritti e fotografie, fino a frammenti e opere di formato vario. Un invito a riscoprire Milano attraverso gli occhi, le mani e le idee di chi l’ha resa grande.

HERO BATTLE CUP

Milano torna protagonista sulla scena internazionale degli sport urbani con la ‘Hero Battle Cup’, uno degli appuntamenti più attesi  del pattinaggio inline freestyle. Dopo il successo dello scorso anno, la città ospiterà, per la seconda volta consecutiva, la tappa italiana della Coppa del Mondo, giunta alla 17ª edizione.

Riconosciuta dalla Federazione Olimpica Internazionale World Skate e sostenuta da Skate Italia – Federazione Sport Rotellistici, la manifestazione è classificata come evento 3 stelle, il massimo livello nel ranking mondiale, e richiama i migliori talenti della scena internazionale. Per 20 giorni, Milano si trasformerà quindi in un palcoscenico a cielo aperto dove si incontrano sport, cultura urbana e innovazione.

Il programma della manifestazione è stato illustrato a Palazzo Lombardia da Federica Picchi, sottosegretario alla Presidenza della Regione con delega a Sport e Giovani.  Presenti, tra gli altri, anche Martina Riva, assessore allo Sport del Comune di Milano e Alessandro Cola, presidente Asd Conero Roller e organizzatore dell’evento.

“Eventi come la ‘Hero Battle Cup’  – ha spiegato Federica Picchi – rappresentano lo sport delle nuove generazioni: dinamico e profondamente connesso con la valorizzazione del linguaggio urbano e giovanile. Regione Lombardia sostiene le manifestazioni che sanno unire spettacolo e partecipazione, promuovendo socialità, talento e innovazione. Milano, anche attraverso appuntamenti come questo, si conferma capitale sportiva capace di parlare al futuro”.

A fare da sfondo all’edizione 2025 sarà piazza Duca d’Aosta, uno degli spazi urbani più emblematici e sfidanti di Milano.

“Milano accoglie per il secondo anno la Hero Battle Cup –  ha sottolineato  Martina Riva  – e lo fa in uno dei luoghi più iconici e complessi della città: piazza Duca d’Aosta. Portare qui atlete e atleti da tutto il mondo non è solo sport è una scelta precisa. Vuol dire trasformare una piazza di passaggio in uno spazio di incontro, vita e condivisione, aprendo nuove prospettive su come possiamo vivere lo spazio pubblico”.

La ‘Hero Battle Cup 2025’ sarà anche un perfetto trampolino di lancio verso Milano Cortina 2026, poiché molte delle discipline a rotelle condividono origini e tecniche con quelle su ghiaccio che vedremo ai prossimi Giochi Olimpici.

“Quest’anno – ha aggiunto Alessandro Cola – portiamo a Milano il meglio del pattinaggio mondiale e italiano: 5 campioni del mondo, 11 leader del ranking internazionale. Saranno 20 giorni di sport, spettacolo e passione, con eventi trasmessi per la prima volta in diretta sulle principali TV nazionali. Milano conferma il suo ruolo di capitale dello sport e dell’innovazione, pronta ad accogliere migliaia di giovani e appassionati in un grande evento internazionale che unisce energia, cultura e socialità”.

Durante la competizione si sfideranno oltre 800 atleti provenienti da 25 Nazioni tra cui Cina, India, Corea, Spagna, Francia, Polonia, Taiwan, Iran, Cile e Ucraina, in tutte le specialità dell’inline freestyle: dal classic, al battle, allo speed slalom, fino alla slide e al jump, un mix adrenalinico di tecnica, musica e spettacolarità. A rendere l’esperienza ancora più immersiva, un villaggio interamente dedicato agli sport urban, con strutture d’avanguardia, aree interattive, workshop e iniziative legate a sostenibilità, design e innovazione urbana

VALORE ID

Il ‘Made in Italy’, il valore economico, simbolico e identitario del marchio, la tutela delle proprietà industriale e le ricadute economiche legate al mercato dei prodotti contraffatti.

Di questo e di molto altro si è parlato nel corso del convegno promosso dalla Camera degli Avvocati Industrialisti, ‘La valorizzazione e la tutela del Made in Italy’, oggi al Belvedere Berlusconi di Palazzo Lombardia.

A fare gli onori di casa, in apertura dei lavori, l’assessore regionale a Turismo, Marketing territoriale e Moda, Barbara Mazzali. Tra i partecipanti, il presidente della Camera degli Avvocati Industrialisti, l’avvocato Luigi Goglia.

“Il Made in Italy – ha spiegato Mazzali – non è solo un’etichetta di provenienza. E’ molto di più. E’ un marchio che in tutto il mondo è sinonimo di qualità, tradizione artigiana eccellente e inventiva italica, cura dei dettagli e uno stile inconfondibile, che unisce eleganza e autenticità”.

“Che si tratti di moda, o di design, di cucina o di automotive, di arredamento o di turismo – ha sottolineato ancora l’assessore – ogni prodotto ‘Made in Italy’ racconta una storia che parla di passione, creatività e saper fare. Un patrimonio culturale che si traduce non solo in valore economico – che va certamente tutelato – ma anche identitario e simbolico, in grado di contraddistinguere un prodotto italiano nel mercato globale, creando fiducia nei consumatori. In un mondo dominato da prodotti standardizzati e dall’omologazione del fast fashion il ‘Made in Italy’ resta sinonimo di unicità e stile”.

Di tutela dei valori della proprietà industriale, anche nella filiera dell’eccellenza produttiva italiana, ha invece parlato l’Avvocato Antonio Bana, membro della Camera degli Avvocati Industrialisti.

“L’attività di prevenzione a tutela del marchio di origine e del ‘Made in Italy’ – ha ricordato Bana – ha un impatto rilevante non solo dal punto di vista giuridico, ma anche economico. Basti pensare alle gravi ricadute che minacciano la salute e la sicurezza dei sistemi produttivi e favoriscono, indirettamente, vantaggi economici illeciti in favore – ad esempio – della criminalità organizzata”.

INNOVAZIONE

AUTOMOTIVE

Prosegue il lavoro dell’assessore regionale allo Sviluppo economico Guido Guidesi per rafforzare il protagonismo della Lombardia in Europa. Per l’esponente della Giunta una due giorni di incontri istituzionali a Strasburgo, nella sede del Parlamento europeo, con focus sui temi dell’automotive e della siderurgia: in particolare l’assessore ha partecipato a una riunione con tutte le 40 regioni aderenti all’Automotive Regions Alliance (Ara), di cui è presidente europeo, e a bilaterali con il presidente della regione francese Grand Est ed esponenti del governo della Baviera.

In merito alla plenaria dell’Ara, Guidesi ha ribadito alle Regioni europee la “necessità di apportare correttivi rispetto alle attuali direttive della Commissione Europea così da evitare quello che potrebbe essere ricordato come il suicidio economico più importante della storia”.

EXTRA

Inaugura oggi una mostra nella mostra: da una parte il reperto medievale, non opera d’arte ma opera culturale con la sua tangibilità e valore storico, dall’altra parte le opere d’arte contemporanea, vive, che in un percorso di similitudini e intrecci non uniformi che danno vita a una lettura alternativa e non granitica delle forme e della storia, in un mosaico di percorsi imprevedibili.

Segni antichi/Visioni contemporanee è l’ultimo progetto di Fondazione Perugia che dopo le mostre dedicate ad Antonio Canova, al confronto tra Perugino-Burri e alla riflessione sul tema Natura/Utopia, presenta un’originale proposta espositiva per far dialogare l’antico e il contemporaneo in una mostra che può essere anche considerata doppia, poiché indaga il rapporto tra immagine e segno, icona e parole.

A cura di Marco Tonelli, l’idea di questa mostra nasce nel 2024 quando Fondazione Perugia acquisisce una selezione dalla Collezione Albertini consistente in circa 1700 copertine in pergamena datate tra il XIII e il XV secolo. Si tratta di pregiati rivestimenti documentali, finemente decorati e dipinti su copertine di pergamena che avvolgevano antichi registri comunali, notarili e amministrativi, appartenuti a podestà, capitani del popolo, giudici e sindaci del Comune di Perugia: all’interno di esse compaiono elenchi, testi, annotazioni di carattere giudiziario quali testimonianze di accuse, resoconti di danneggiamenti a colture e bestiame, registri di approvvigionamenti e distribuzione di derrate alimentari.

Su una pergamena in particolare compare la parola Extraordinariorum, che proviene dal termine latino di età imperiale cognitio extra ordinem a indicare norme giuridiche fuori dagli schemi tradizionali e passato poi nell’uso della lingua corrente per descrivere qualcosa di non consueto, inaspettato, eccezionale. Da qui l’idea di realizzare qualcosa appunto di extra-ordinario come l’accostamento di una selezione di circa 100 tra le pergamene con più di 40 opere di 18 artisti italiani e internazionali contemporanei, secondo criteri a volte molto stringenti, altri solo evocativi, altri ancora iconografici o tipologici se non tematici e materici o che mettono in relazione parola e immagine, intendendo l’immagine come parola, rebus visivo o figura parlante.

“Con EXTRA Fondazione Perugia riafferma il proprio impegno nella tutela e valorizzazione del patrimonio storico, ma anche nella costruzione di nuovi linguaggi, di nuove visioni, capaci di restituire senso e vitalità alla memoria, rendendola patrimonio vivo” – dice Alcide Casini, Presidente Fondazione Perugia.