“Il caseificio artigianale resta una
delle questioni aperte in una fase difficile per il comparto
lattiero caseario, che si somma a una serie di crisi che
attraversano in modo diffuso un po’ tutto il settore zootecnico,
ma che in questa fase non ci consente di intravvedere soluzioni
di breve e medio periodo”. Cosi’ si e’ espresso questa mattina
Gianni Fava, assessore regionale all’Agricoltura, aprendo i
lavori al convegno dedicato a ‘La trasformazione del latte in
azienda: aspetti tecnici e socio
Economici’, organizzato nell’ambito del 7° Congresso annuale di
‘Facenetwork, Associazione Europea dei caseifici aziendali e
artigianali. L’evento, che prosegue per tutta la giornata con
contributi internazionali, oltre che di Ispa (Istituto di
Scienze delle Produzioni Alimentari) e Cnr (Consiglio Nazionale
delle Ricerche) e’ stato organizzato da Ersaf (Ente Regione
Sviluppo Agricoltura e Foreste) e Aral (Associazione regionale
allevatori della Lombardia).
REDDITIVITA’ MINIMA DIVENTA ‘VITALE’ IN MONTAGNA – “Il nostro
mercato – ha ricordato Fava – stenta a trovare una giusta
remunerazione del prezzo del latte, da quasi un anno senza
contratto di riferimento per la fornitura, per la complessita’ di
uno scenario condizionato da un operatore principale, straniero,
che determina le oscillazioni del prezzo. Una situazione che
necessariamente ci porta a cercare soluzioni diverse da quelle
praticate sin qui”. Guardando a esperienze precedenti, ha
ricordato l’assessore, “non sempre le organizzazioni di
prodotto, ad esempio, hanno dimostrato di offrire una soluzione
al problema, anzi, al contrario, vediamo che chi trasforma
direttamente raggiunge quel minimo di marginalita’ necessaria; in
ogni caso la trasformazione garantisce un margine di redditivita’
‘vitale’ in territori svantaggiati come la montagna, dove le
economie di scala sarebbero impensabili”.
TRASFORMAZIONE DIRETTA PUO’ RAPPRESENTARE UN ATOUT – “Credo che,
se si dovesse programmare una seria evoluzione in termini di
passaggio a buona parte della trasformazione diretta, da parte
dei nostri produttori ci sarebbero risposte soddisfacenti nel
medio e lungo periodo” ha auspicato Fava. “Guardiamo certamente
con attenzione alle esperienze di altri Paesi – ha proseguito -,
ma abbiamo una storia nostra virtuosa da raccontare, a partire
dalle due piu’ famose Dop, che ancora sfuggono alle logiche della
trasformazione industriale – per come viene interpretata nel
resto del mondo – ma che, in ogni caso, hanno raggiunto livelli
dimensionali tali per cui non si possa parlare ne’ di
trasformazione ne’ di commercializzazione dirette”.
COMPARTO IN EVOLUZIONE, CRISI RIDIMENSIONERA’ NUMERI -“Diventa,
quindi, sempre piu’ importante capire quale sia l’evoluzione del
comparto – ha detto in conclusione l’assessore lombardo – e
condividere con i nostri partner europei un percorso che possa
dare soddisfazione a una zootecnia, che sta incontrando una fase
di crisi da cui con ogni probabilita’ uscira’ ridimensionata.
Credo che solo casualmente questa fase coincida con la fine
delle quote latte, quanto piuttosto con la stagnazione del
mercato interno e una scarsa capacita di internazionalizzazione.
Un modello che va rivisto e aggiornato, la riorganizzazione del
sistema e’ auspicabile, anche con il contributo di
un’organizzazione come l’Associazione Europea dei caseifici
artigianali e aziendali”. (Lnews)