FILIERE AGROALIMENTARI, FAVA: RIEQUILIBRARE LA REDDITIVITA’ E TUTELARE IL ‘MADE IN’

“Il valore della produzione
agroalimentare lombarda nel 2015 e’ cresciuta dell’1,4%, mentre
l’export e’ aumentato del 2,5% rispetto all’anno precedente.
Eppure c’e’ chi ha guadagnato, come l’industria e chi ha
sofferto, come gli agricoltori”. Lo ha detto l’assessore
all’Agricoltura della Lombardia, Gianni Fava, intervenendo,
questa mattina, all’assemblea annuale di Confagricoltura
Mantova.

IL CASO LATTE EMBLEMATICO – “Il caso della filiera del latte e’
emblematico – ha aggiunto Fava -. I bilanci migliori degli
ultimi 10 anni di alcune industrie di trasformazione sono stati
quelli del 2015, anno in cui i produttori alla stalla hanno
sofferto in misura eccessiva la pressione dei prezzi. Ritengo
che la sfida della catena alimentare sara’ quella di
riequilibrare la redditivita’, a partire dall’industriale, che
non deve uscire dal mercato se gli e’ comodo”.

ETICHETTATURA E MATERIA PRIMA – L’etichettatura e la materia
prima sono battaglie per il consumatore e per la difesa del
‘Made in’, secondo l’assessore lombardo. “Se pensiamo in questo
caso alla filiera del bovini da carne – ha affermato Fava – la
situazione e’ molto complessa. Diverse stalle hanno gia’ chiuso e
buona parte degli approvvigionamenti avvengono direttamente
dalla Francia, che una volta forniva i vitelli per l’ingrasso,
oggi le carni refrigerate o congelate. Pochi anni fa l’industria
di trasformazione era convinta che la provenienza della materia
prima non fosse importante, ma credo che se non terra’ conto
degli allevatori e della carne Made in Italy, fra qualche anno
potrebbe pentirsene e dipendere esclusivamente dalla volonta’
degli esteri”.

PAC FALLITA – Da Fava una valutazione – negativa – sulla
Politica agricola comune. “La Pac e’ sostanzialmente fallita e la
comunicazione che ne consegue e’ frutto di questa debolezza. Ieri
250.000 tedeschi hanno sfilato contro il Ttip – ha ricordato –
non possiamo non tenerne conto. Credo che il futuro dovra’
vederci impegnati a rafforzare l’identita’ dei territori e delle
produzioni, per non ridurci a produrre commodities alimentari,
senza alcun valore aggiunto”.

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