FORMAGGI DOP,FAVA:SPINGERE PRODOTTI PER MIGLIORARE REPUTAZIONE TERRITORIO

“Percepire il profumo del formaggio è
elemento distintivo per capire il valore di certe produzioni. Se
poi, però, ai nostri bambini a scuola diamo prodotti che hanno
sempre lo stesso gusto, ogni sforzo è vano. Non si può pensare
di conoscere e apprezzare il formaggio senza gustarlo. Ci vuole
naso. Il viaggio nel gusto e nella distintività dei nostri
territori è immenso, perché noi siamo realmente scrigno di
biodiversità”. Lo ha detto l’assessore regionale all’Agricoltura
Gianni Fava, intervenendo, oggi, a ‘Bergamo capitale delle Dop,
una opportunità da valorizzare’, evento organizzato nel
capoluogo orobico nell’ambito degli incontri del ‘Sistema delle
eccellenze lombarde’.
“Bergamo è il territorio europeo con il maggior numero di
formaggi Dop – ha ricordato Fava – ed è a pieno titolo capitale
delle Dop casearie con 9 formaggi su 50 totali”. Di queste 29
sono nell’Italia del Nord: l’elenco comprende Formai de Mut
dell’Alta Val Brembana, Strachitunt, Taleggio, Gorgonzola,
Bitto, Grana Padano, Provolone Valpadana, Quartirolo Lombardo,
Salva Cremasco, a cui si aggiungono i Formaggi Principi delle
Orobie, da tempo oggetto di un progetto di promozione.

VALORE ECONOMICO – “Se faccio un esperimento con la capra
orobica, al massimo quel prodotto lo mangiano a Bergamo – ha
detto Fava -, ma non va molto lontano. Tutto ciò che è tutela e
identità va bene, ma non sempre, perché, se quel prodotto non
esprime un valore economico, resta un esperimento romantico.
Creare distintività va bene, ma non è sufficiente l’iniziativa
di un singolo produttore, perché a competere con i grandi gruppi
non basta la buona volontà”.

PROMOZIONE PARTE DAL PRODOTTO – “Serve promozione sul sistema,
facendo annusare il prodotto – ha ricordato Fava -. Bisogna
portare i prodotti nelle piazze e farli sentire, annusare alle
persone. Quelle che normalmente passeggiano nei centri, che
vorrei sfidare a indovinare il nome di certi formaggi. Poi ci
preoccupiamo di conquistare mercati stranieri, ma prima dobbiamo
spiegare al nostro consumatore cosa sono le nostre produzioni
casearie”. Tornare dunque a promuovere per la strada. “Abbiamo
bisogno di promuovere con risorse, modalità moderne e
aggregandosi. Se i consorzi fanno tutela e promozione centrano
il loro obiettivo. Occorre spingere sui prodotti per far
raggiungere nel tempo una buona reputazione ai nostri
territori”. (Ln)

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